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Crisi del gas e crisi del pensiero

Ci sono in giro molti sciocchi che pensano di compensare la sostanziale ignoranza della Russia facendo professione quotidiana di antiputinismo e praticando una russofobia da epoca vittoriana. Funziona. Conferisce dignità, procura collaborazioni. E poi ci sono quelli come Mark Galeotti, antiputinano feroce ma competente e intelligente. Uno che conosce le cose e pensa con la propria testa. Non proverò nemmeno, quindi, ad aggiungere qualcosa al suo articolo, che pubblichiamo qui accanto e che spiega perfettamente perché la Russia non c’entra nulla con la crisi del gas che ha colpito l’Europa. Russia che, anzi, è vicina a livelli record di fornitura. Sul tema, peraltro, Lettera da Mosca era intervenuta anche in passato (qui e qui ma non solo) e ci fa piacere che anche osservatori così attenti la pensino come noi.

RUSSIA, GAS E STUPIDARIO OCCIDENTALE

di Mark Galeotti      Quel cattivone Vladimir Putin è tornato con i suoi trucchi. Questa volta non usa come arma gli hooligan del calcio o i vaccini contro il Covid ma a quanto pare il gas. Dal consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan al segretario alla Difesa britannico Ben Wallace, i politici fanno a gara per incolpare la Russia dell’attuale crisi globale del gas. Il guaio è che non solo questa è cattiva analisi ma è anche cattiva politica.

NORD STREAM 2, LA BATTAGLIA CONTINUA

di Rostislav Ishchenko      Il gasdotto Nord Stream 2 è quasi completato. Angela Merkel ha rifiutato di prendere in considerazione le affermazioni di Zelensky sul danno causato all’Ucraina dal gasdotto; Joe Biden, che in precedenza aveva coordinato la posizione americana con quella tedesca, non correrà in soccorso dell’Ucraina. Ma questo non significa affatto che Kiev smetterà di battersi contro il progetto né che il gasdotto non abbia alcun problema. Permettetemi di ricordare che il Nord Stream 1 per la maggior parte del tempo opera a metà della sua capacità. Ostacoli simili verranno messi sotto le ruote del secondo “stream”. Inoltre, gli europei lo fanno da soli, senza alcuna partecipazione dell’Ucraina. C’è una lobby abbastanza potente, nella UE, che sta combattendo contro la crescente dipendenza dell’Europa dal gas russo. E non si tratta dell’Est europeo, dove solo la Polonia e gli Stati baltici si oppongono inequivocabilmente ai “flussi”, ma delle politiche sistemiche della Vecchia Europa (Francia, Germania, Paesi Bassi…) . Per loro, le proteste ucraine, ovviamente, sono di aiuto, ma hanno iniziato a combattere contro il gas russo molto prima che l’Ucraina lo facesse e la loro posizione non era in alcun modo collegata agli interessi di Kiev.

Vaccino russo, il prezzo del pregiudizio

di Fulvio Scaglione    Lettera da Mosca negli ultimi tempi si è occupata due volte di Sputnik V, il discusso (in Occidente) vaccino russo anti-Covid. Si veda qui e qui. L’intento degli interventi non era di stabilire se il vaccino russo funzionasse o meno: non siamo scienziati e non ci permetteremmo mai un simile abuso. Si voleva invece sottolineare che Sputnik V era stato fin dall’inizio dismesso e giudicato inaffidabile non tanto per ragioni medico-scientifiche ma piuttosto per ragioni geopolitiche. Era stato considerato un bluff propagandistico nazionalistico di Vladimir Putin, nulla più. Se alla base ci fossero state ragioni diverse, ci si sarebbe almeno premurati di prendere contatto con Mosca per saperne di più, per capire. Primo, perché i laboratori russi (ancor più quelli militari) non vanno presi sotto gamba. Secondo, perché se per combinazione il vaccino russo fosse stato promettente, c’era modo di salvare qualche (forse tante) vite in più.