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Posts tagged as “guerra”

ISRAELE ARMA L’AZERBAIGIAN. E IN CAMBIO…

da Il Sussidiario.netdi Giuseppe Gagliano Quando si parla di Azerbaijan e di conflitto con l’Armenia si è soliti fare riferimento alla Turchia e alla Russia ma raramente si parla del ruolo rilevante svolto da Israele. Dall’inizio del 2000 Israele ha posto in essere una e vera propria alleanza con Baku, vendendo agli azeri armamenti per svariati miliardi di dollari, mentre l’Azerbaijan, in cambio della fornitura di armi, vende a Israele petrolio e soprattutto gli consente di avere un’importantissima infrastruttura militare di intelligence in funzione anti- iraniana sul suo territorio.

GERMANIA E POLONIA, LO SCONTRO

La storia recente delle relazioni tra Polonia e Germania è fatta di polemiche e scontri, all’ombra del conflitto tra Russia e Ucraina e con la Polonia palesemente impegnata a dimostrare che la Germania, nella fase iniziale della guerra accusata di essere troppo “tiepida” nell’aiutare l’Ucraina, non è più il Paese leader dell’Unione Europea. Ecco i casi più recenti.

POLONIA E UCRAINA, ORA SI LITIGA

Improvvisa ma non imprevedibile tensione tra Polonia e Ucraina, Paesi che sembravano legati da un patto indissolubile di resistenza contro la russia. Tensione che è stata certificata dal vice ministro degli Esteri di Varsavia, Pavel Yablonsky: “A causa delle dichiarazioni di alcuni rappresentanti del Governo dell’Ucraina, ultimamente le nostre relazioni non sono state delle migliori. Nessuno lo nasconde. Ho l’impressione che ciò sia dovuto al fatto che, purtroppo, a Kiev alcuni hanno ceduto all’emozione. Comprendiamo che l’Ucraina è pesantemente attaccata, ma non dovrebbe attaccare i suoi alleati”. Non contento, Yablonsky ha aggiunto che Ucraina e Polonia “non sono d’accordo” su molte questioni. “Noi siamo guidati dagli interessi nazionali polacchi. Sosteniamo l’Ucraina nella misura in cui ciò soddisfa gli interessi nazionali della Polonia. È sempre stato così e lo sarà sempre”.

DOPO LA CATTEDRALE, LA RIVOLTA

di Vladimir Rozanskij (AsiaNews) – Kiev – Un gruppo di oltre 300 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina (Upz), ancora formalmente legata al patriarcato di Mosca, ha inviato una lettera al metropolita Onufryj (Berezovskyj) di Kiev, capo della giurisdizione ucraina, esprimendo la propria costernazione dopo la distruzione della cattedrale della Trasfigurazione di Odessa, una delle maggiori chiese Upz di tutto il Paese. “Non vogliamo soffrire né per la Russia, né per Putin e neppure per Kirill”, si legge nell’appello, in cui si chiede di troncare immediatamente e in via definitiva le relazioni con la Chiesa moscovita.

LA POPOLAZIONE UCRAINA SCOMPARE

Ella Libanova, direttrice dell’Istituto per la Demografia e gli Studi sociali dell’Accademia nazionale delle scienze dell’Ucraina, ha scritto il seguente articolo per il blog Focus Ukraine del Kennan Institute, centrato sulle dinamiche della popolazione ucraina.

“La situazione demografica ucraina è una questione incredibilmente complessa. Sollevare semplicemente la questione della popolazione richiede che prima chiariamo il nostro quadro di riferimento. Stiamo parlando della popolazione ucraina che vive all’interno dei confini dell’Ucraina riconosciuti a livello internazionale, i cosiddetti confini del 1991? O della popolazione ucraina che abita il territorio entro i confini del 1991 ma senza Crimea e Sebastopoli (questa è l’area all’interno della quale il Servizio statistico statale dell’Ucraina ha raccolto i dati nel 2015-2021)? O della popolazione sia dei territori controllati dalle autorità ucraine prima dell’inizio dell’aggressione russa (i cosiddetti confini del 2022) sia delle regioni non controllate dal Governo? O della restante popolazione che vive nel territorio controllato dalle autorità ucraine dopo l’inizio dell’invasione russa e, in caso affermativo, in quale mese, poiché la situazione attuale è altamente instabile?

PRIGOZHIN, O LA SCELTA TRA PUTIN E L’IGNOTO

Bisogna sempre stare molto attenti a ciò che si desidera, perché a volte i desideri si avverano. Così ieri, per qualche ora, l’Occidente ha provato il brivido di ciò che da anni evoca e auspica: un tentativo di eliminare Vladimir Putin o, almeno, di condizionare e riorientare il suo potere. Così anche Evgenyj Prigozhin, per lungo tempo descritto come un satana mercenario e sanguinoso al servizio del Cremlino (perché ora c’è il Prigozhin leader di soldati ma prima c’era il Prigozhin leader degli hacker), ha goduto di un quarto d’ora di celebrità e di stima dalle nostre parti. Il suo abbozzo di marcia su Mosca ha brevemente destato un certo tifo e qualcuno ha pure cercato di vendere il dietrofront finale come un atto di saggezza quando, palesemente, si è trattato di una resa: in nessun modo l’avrebbero lasciato arrivare alla capitale, e i suoi mezzi allineati in autostrada sarebbero stati un facile bersaglio per i caccia.

PRIGOZHIN E LE AMBIZIONI DEL WAGNER

di Pietro Pinter       È passato un anno da quando constatavamo – dopo una parata del 9 maggio “tranquilla” a Mosca anche se per certi versi atipica – che la guerra sarebbe proseguita senza particolari scossoni o svolte, con le forze armate russe che lentamente espugnavano la “fortezza” di Azovstal, la roccaforte ucraina di Mariupol’, in uno degli ultimi successi militari che avrebbero avuto prima che la controffensiva ucraina, mesi dopo, riconquistasse quasi tutto l’oblast’ di Kharkov e metà di quello di Kherson, inclusa il capoluogo. Quest’anno però, oltre alle incognite sulla parata alimentate dal clamoroso attacco con droni al Cremlino, se ne aggiunge anche una potenzialmente più importante: come andrà a finire la faida tra il “capitano di ventura” Evgenyj Prigozhin, fondatore e comandante del Gruppo Wagner, e le alte sfere della ministero della Difesa russo?

LETTERA E I SUOI ERRORI

Il progetto di Lettera da Mosca è stato varato più di due anni fa. In questo periodo, la Lettera ha marciato al ritmo di una ventina di notizie al giorno nei periodi di scarsità, di 30-35 nelle giornate più intense. Alla luce del sole e gratuitamente, come’è ovvio: su questo sito, sul canale Telegram, su Twitter, su Facebook. Stiamo dunque parlando di diverse migliaia di testi, foto e video, raccolti, ordinati, tradotti, commentati, redatti. In tutto questo tempo e in questa massa di materiali ci è capitato quattro volte di essere colti in errore (due nelle ultimissime settimane) e una volta di non essere colti ma di aver capito grazie a un amico di aver pubblicato una sciocchezza. Noi di Lettera non siamo nemmeno così presuntuosi da non realizzare che qualche altro pasticcio qua e là l’abbiamo di certo combinato, anche se non ce ne siamo accorti o non ce l’hanno fatto notare. Nondimeno, ci pare che la media sia piuttosto buona. Credete forse che gli organi d’informazione più grossi, potenti e seguiti possano vantare uno score più onorevole? Che le loro medie siano migliori di quella di Lettera, su un tema così controverso e complicato (soprattutto da quando è cominciata l’invasione dell’Ucraina) come la Russia, i suoi assetti di potere, l’andamento della sua economia, le operazioni militari, le reazioni dell’opinione pubblica? E sulle relazioni di tutto questo con l’Ucraina, l’Europa, gli Usa, la Cina e gli altri Paesi e gli equilibri internazionali?

SAKHAROV E GLI ALTRI CHE MANCANO

Che ne parlino coloro che detestano la Russia, non stupisce. Però diciamoci la verità: sono quelli che amano la Russia che dovrebbero più parlare e indignarsi per la chiusura del Centro Sakharov di Mosca, fondato nel 1996 dalla moglie Elena Bonner per onorare la memoria, e proseguire le attività, del marito Andrey Sakharov, il fisico che aveva partecipato alle sperimentazioni delle prime bombe atomiche sovietiche, poi era passato a contestare il nucleare per scopi bellici e infine, negli anni Settanta, aveva fondato il Comitato per i diritti civili che difendeva il diritto alla libertà di parola dei dissidenti e, più in generale, dei critici del regime sovietico. La chiusura del Centro avviene in base alle nuove disposizioni della legge sugli “agenti stranieri”, emendata nel dicembre scorso: è vietato a tali “agenti” ottenere in uso edifici di proprietà pubblica. Così il Comune di Mosca, proprietario dello stabile in Zemlyanoj Val che ospita il Centro e il Museo Sakharov, ha dato lo sfratto. Che ciò sia accaduto il 24 febbraio, anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, è uno sfortunato ma lugubre caso.