di Pietro Pinter – Sono passati più di 3 mesi da quando le forze armate ucraine hanno lanciato la loro preannunciata offensiva di primavera-estate. Negli ultimi 100 giorni un contingente di circa 12 brigate, equipaggiato con le migliori forniture militari che la NATO è stata in grado di offrire e con quanto restava della riserva strategica di veicoli corazzati sovietici, in preparazione almeno dall’inverno scorso, si è scagliato contro linee difensive russe altrettanto lungamente preparate. Secondo la maggior parte delle analisi autorevoli, una tra tutte quella del capo di stato maggiore americano Mark Milley, l’offensiva ucraina si esaurirà nei prossimi 30-60 giorni a causa del mutamento del meteo (che renderà il terreno prevalentemente rurale dello Zhaporozhye una palude fangosa) e del deterioramento delle capacità offensive dovuto all’attrito.
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di Giuseppe Gagliano Contrariamente all’opinione corrente, non esiste un consenso unanime a Washington sul sostegno militare all’Ucraina in relazione all’invio di sistemi di lanciarazzi come quelli che sono in grado di raggiungere i 300 chilometri in territorio russo. Da un lato vi sono coloro che sostengono l’assoluta necessità di questa esportazione di armamenti altamente sofisticati, come il presidente Biden, l’attuale segretario di Stato Anthony Blinken oltre naturalmente al segretario della Difesa Lloyd Austin. D’altra parte abbiamo invece il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jack Sullivan, che ha un atteggiamento di prudenza e di cautela poiché teme – in modo legittimo – che potrebbe esserci un’escalation da parte della Russia. Superfluo ci sembra sottolineare che invece l’Ucraina è assolutamente a favore di questo sostegno di natura militare, che cerca di promuovere con una efficacissima lobby.
MILITARE: I russi avanzano, se pur lentamente, da quattro direzioni verso la roccaforte ucraina di Slovyansk – Kramatorsk: da Nord-Ovest (Iziym), da Nord (Borova), da…
FOCUS: L’evento principale della giornata è stato il discorso di Putin al cosmodromo di Vostochnj, che il Presidente russo ha visitato in compagnia del collega bielorusso…
di Vladimir Vinokurov Nella comunità internazionale degli esperti di geopolitica è molto cresciuto l’interesse per il riavvicinamento tra Cina e Russia. La discussione è iniziata con il ministero della Difesa giapponese, che ha pubblicato il suo Libro Bianco della Difesa nell’estate del 2020. In esso si dice che i ministeri degli Esteri di entrambi i Paesi rifiutano l’idea di una “alleanza militare”. Ma anche che, visto il rafforzamento dell’interazione tra i due Stati, è necessario monitorare lo sviluppo della cooperazione russo-cinese. Nel marzo del 2021, il segretario di Stato americano Anthony Blinken, in una riunione dei ministri degli esteri della NATO, ha chiesto una partnership “nell’area delle nostre preoccupazioni su Russia e Cina”. Poco dopo l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell ha accusato Mosca e Pechino di usare un linguaggio molto simile quando parlano dell’Occidente e degli Stati Uniti. A loro volta gli analisti dell’Atlantic Council, in un recente rapporto, The China Plan: A Transatlantic Blueprint for Strategic Competition, notano che le relazioni militari tra Cina e Russia potrebbero rappresentare un grave problema per la NATO. Finora gli esperti hanno escluso la possibilità di un’alleanza militare ufficiale. Ma entrambi i Paesi, a loro avviso, non sono contrari a speculare su una simile prospettiva.
di Stefano Orsi Con l’elezione a Presidente degli Stati Uniti di Joe Biden, l’orologio della storia è tornato indietro di quattro anni. Siamo allo stesso punto in cui ci saremmo trovati con Hillary Clinton come Presidente e nei medesimi teatri bellici. Solo che con l’elezione di Donald Trump, la Russia ha avuto quattro anni per prepararsi alle intenzioni manifeste degli USA: arrivare inevitabilmente e a ogni costo a un conflitto per riportare la Russia al loro modello ideale, uno Stato diviso e frammentato senza alcuna valida guida, come loro avevano progettato negli anni Novanta di Boris Eltsin. Trump non è stato un Presidente incline alla guerra, Biden invece lo è e lo era anche come vice di un altro guerrafondaio, Barack Obama. Dal mese di dicembre quindi abbiamo assistito ai preparativi della Russia, di tutti i suoi sistemi difensivi e offensivi, su tutto il territorio del Paese. Sapevano bene che cosa sarebbe arrivato assieme al “Sonnacchioso Joe”.