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Posts tagged as “armi”

DA GAZA ALL’UCRAINA: TATTICHE, STRATEGIE, POLITICHE

di Andrea Muratore – Iniziamo questa analisi con un mea culpa: l’articolo, promesso a Lettera da Mosca a tragedia del 7 ottobre ancora “calda”, doveva inizialmente vertere esclusivamente sulle similitudini tra le tattiche impegnate da Hamas nell’assalto da Gaza a Israele nel Sabato nero e le incursioni mordi e fuggi dei commando ucraini che hanno prodotto apprezzabili risultati contro le forze russe nelle aree occupate del Paese. Una tattica “anfibia” con un uso coordinato di più armi, dalla saturazione delle difese missilistiche all’utilizzo asimmetrico dei droni, passando per gli assalti localizzati a centri di comando che ha permesso i successi locali su cui si è innestata l’infiltrazione dei jihadisti e il conseguente massacro.

L’UCRAINA CAMBIA LA SUA GUERRA, ECCO COME

di Pietro Pinter – Negli ultimi giorni, Kiev è stata investita da un vortice di delegazioni straniere di alto livello. All’inizio della scorsa settimana, si è tenuto un incontro tra le autorità ucraine ed esponenti delle maggiori industrie belliche dei Paesi NATO, soprattutto europei, con una presenza particolarmente importante di inglesi, francesi e cechi, con ministri della Difesa al seguito. Sull’agenda, il ruolo futuro del complesso militare-industriale europeo nella guerra per procura. L’orientamento che sembra essere emerso è quello di nuove linee di produzione nella stessa Ucraina, facenti capo a compagnie europee, finanziate dai Governi e dall’Unione Europea. Industrie come Reihnmetall, BAE Systems e Bayraktyar hanno espresso l’intenzione di (o stanno già lavorando per) aprire stabilimenti in Ucraina.

ISRAELE ARMA L’AZERBAIGIAN. E IN CAMBIO…

da Il Sussidiario.netdi Giuseppe Gagliano Quando si parla di Azerbaijan e di conflitto con l’Armenia si è soliti fare riferimento alla Turchia e alla Russia ma raramente si parla del ruolo rilevante svolto da Israele. Dall’inizio del 2000 Israele ha posto in essere una e vera propria alleanza con Baku, vendendo agli azeri armamenti per svariati miliardi di dollari, mentre l’Azerbaijan, in cambio della fornitura di armi, vende a Israele petrolio e soprattutto gli consente di avere un’importantissima infrastruttura militare di intelligence in funzione anti- iraniana sul suo territorio.

OFFENSIVA UCRAINA, QUEL CHE NE RESTA

di Pietro Pinter – Sono passati più di 3 mesi da quando le forze armate ucraine hanno lanciato la loro preannunciata offensiva di primavera-estate. Negli ultimi 100 giorni un contingente di circa 12 brigate, equipaggiato con le migliori forniture militari che la NATO è stata in grado di offrire e con quanto restava della riserva strategica di veicoli corazzati sovietici, in preparazione almeno dall’inverno scorso, si è scagliato contro linee difensive russe altrettanto lungamente preparate. Secondo la maggior parte delle analisi autorevoli, una tra tutte quella del capo di stato maggiore americano Mark Milley, l’offensiva ucraina si esaurirà nei prossimi 30-60 giorni a causa del mutamento del meteo (che renderà il terreno prevalentemente rurale dello Zhaporozhye una palude fangosa) e del deterioramento delle capacità offensive dovuto all’attrito.

LA LOBBY UCRAINA A WASHINGTON

di Giuseppe Gagliano     Contrariamente all’opinione corrente, non esiste un consenso unanime a Washington sul sostegno militare all’Ucraina in relazione all’invio di sistemi di lanciarazzi come quelli che sono in grado di raggiungere i 300 chilometri in territorio russo. Da un lato vi sono coloro che sostengono l’assoluta necessità di questa esportazione di armamenti altamente sofisticati, come il presidente Biden, l’attuale segretario di Stato Anthony Blinken oltre naturalmente al segretario della Difesa Lloyd Austin. D’altra parte abbiamo invece il consigliere per la Sicurezza nazionale, Jack Sullivan, che ha un atteggiamento di prudenza e di cautela poiché teme – in modo legittimo – che potrebbe esserci un’escalation da parte della Russia. Superfluo ci sembra sottolineare che invece l’Ucraina è assolutamente a favore di questo sostegno di natura militare, che cerca di promuovere con una efficacissima lobby.

FUORI LE ARMI, POI SI TRATTA

“È un mondo (quello di oggi, n.d.r) in cui c’è un padrone, un sovrano. Alla fine questo non solo è pericoloso per tutti quelli compresi in questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché distrugge se stesso dall’interno. E questo non ha niente in comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza… Io penso che nel mondo d’oggi il modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership nel mondo d’oggi – soprattutto in quello d’oggi – le sue risorse militari, politiche ed economiche non basterebbero. Ma, cosa ancora più importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà. Quello che sta accadendo nel mondo di oggi… è esattamente il tentativo di introdurre negli affari internazionali il concetto di un mondo unipolare”. Chi l’ha detto? Vladimir Putin. Quando l’ha detto? Il 10 febbraio 2007 a Monaco di Baviera, intervenendo alla Conferenza sulla Sicurezza. Dovremmo ricordarcene, ora che le armi sono uscite dagli arsenali e i leader fanno a gara nel tramortiti con minacce e previsioni di guerra.

VISTO DA MOSCA: AMICI DELLA CINA, NON ALLEATI

di Vladimir Vinokurov    Nella comunità internazionale degli esperti di geopolitica è molto cresciuto l’interesse per il riavvicinamento tra Cina e Russia. La discussione è iniziata con il ministero della Difesa giapponese, che ha pubblicato il suo Libro Bianco della Difesa nell’estate del 2020. In esso si dice che i ministeri degli Esteri di entrambi i Paesi rifiutano l’idea di una “alleanza militare”. Ma anche che, visto il rafforzamento dell’interazione tra i due Stati, è necessario monitorare lo sviluppo della cooperazione russo-cinese. Nel marzo del 2021, il segretario di Stato americano Anthony Blinken, in una riunione dei ministri degli esteri della NATO, ha chiesto una partnership “nell’area delle nostre preoccupazioni su Russia e Cina”. Poco dopo l’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Josep Borrell ha accusato Mosca e Pechino di usare un linguaggio molto simile quando parlano dell’Occidente e degli Stati Uniti. A loro volta gli analisti dell’Atlantic Council, in un recente rapporto, The China Plan: A Transatlantic Blueprint for Strategic Competition, notano che le relazioni militari tra Cina e Russia potrebbero rappresentare un grave problema per la NATO. Finora gli esperti hanno escluso la possibilità di un’alleanza militare ufficiale. Ma entrambi i Paesi, a loro avviso, non sono contrari a speculare su una simile prospettiva.