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Posts tagged as “Afghanistan”

ASIA MERIDIONALE, GLI AMICI DELLA RUSSIA

Dopo l’invasione dell’Ucraina, i rapporti tra Russia e Paesi NATO hanno raggiunto di gran lunga il punto più basso dalla fine della Guerra Fredda. Anche Paesi tradizionalmente “dialoganti” come Germania, Francia e Italia faticano a mantenere i loro legami economici con la Russia, sotto la pressione degli alleati dell’Europa centrale, dell’anglosfera e della potenza di riferimento americana. Salvo le notevoli e non irrilevanti eccezioni del gas naturale e di altre materie prime strategiche come uranio e palladio, si può dire che i Paesi NATO stiano attuando la massima pressione possibile nei confronti della Russia, salvo il conflitto armato diretto. Ci sono però regioni del mondo che hanno risposto in modo molto diverso alla “operazione militare speciale” lanciata da Vladimir Putin. Quella che più si distingue dalle altre, arrivando quasi a supportare, oltreché a tollerare, le azioni russe, è l’Asia Meridionale. 

VISTO DA MOSCA: GLI USA EGOISTI DI BIDEN

di Fyodor Lukyanov      Il discorso con cui Joe Biden, il 16 agosto 2021, ha commentato la fine della missione degli Stati Uniti in Afghanistan, e la successiva dichiarazione del 1 settembre, dovrebbero essere considerati un punto di svolta nella politica estera degli Stati Uniti. “So che la mia decisione sarà criticata, ma preferisco accettare tutte queste critiche piuttosto che passare questa decisione a un altro Presidente”, ha detto Biden, sottintendendo che i suoi tre predecessori non erano riusciti a fare il passo necessario. Ha quindi lanciato una frecciata non solo a Donald Trump (citato per nome), ma anche a George W. Bush e persino a Barack Obama. Secondo Biden, gli Usa non avevano mai avuto intenzione di impegnarsi in un nation building in Afghanistan, ma volevano solo affrontare specifici problemi di sicurezza e distruggere i responsabili degli attacchi terroristici all’America, e questi problemi sono stati risolti. Per quanto riguarda il nation building, è una totale bugia, ma è degno di nota l’entusiasmo con cui Washington ora rinuncia ai postulati che considerava fondamentali vent’anni fa.

MOSCA, QUANTO FIDARSI DEI TALEBANI?

di Kirill Krivosheev      Gli eventi che si stanno svolgendo in Afghanistan somigliano poco ai piani fatti prima del ritiro degli Stati Uniti. Il Governo afghano guidato dal presidente Ashraf Ghani inizialmente avrebbe dovuto resistere per altri sei mesi. Dopo che i talebani hanno iniziato a conquistare una dopo l’altra le città del Paese, almeno tre mesi. Queste erano le previsioni che si facevano non solo a Washington, ma anche a Mosca. Pochi giorni prima che i talebani entrassero a Kabul, l’inviato presidenziale russo in Afghanistan, Zamir Kabulov, insisteva sul fatto che l’occupazione della città di Kandahar non indicava che i talebani avrebbero potuto prendere il controllo della capitale in tempi brevi.

KIEV NON E’ KABUL, PERO’…

di Joel Wasserman     Ci sono molte persone alle frontiere della libertà che guardano le orribili immagini dall’Afghanistan e si chiedono quanta fiducia possono avere nella partnership dell’America con il loro Paese. Questa preoccupazione non è irragionevole per gli ucraini: è diventato dolorosamente chiaro che l’Ucraina non è una causa per la quale i principali partner occidentali sono disposti a pagare un costo elevato. A Kiev, però, possono essere fiduciosi: non dovranno affrontare lo stesso orribile destino. C’è una differenza drammatica nella natura del sostegno militare e politico dell’America ai due Paesi e nel fatto che l’Ucraina si difende con il proprio sangue e soprattutto con i propri proiettili. Tuttavia, la distinzione più importante tra Afghanistan e Ucraina è probabilmente che mentre il Governo afghano ha passato decenni a credere che gli Stati Uniti e l’Occidente non avrebbero mai permesso ai talebani di tornare, l’attuale Governo ucraino sembra preparare l’Ucraina alla realtà dei limiti del sostegno occidentale.

NIENTE GUERRA, LASCIAMO FARE AL CAOS

di Lawrence d’Arabia       Nessuna terza Guerra Mondiale per Formosa “anytime soon”. Quando lavoravo per l’intelligence britannica cercavo di raccontare ai comandi militari le cose come stavano. Ora pare che i servizi informazioni del mondo non facciano altro che fabbricare finte realtà in combutta coi politici: dal canto mio appena ebbi sentore che le cose si stessero mettendo così, diedi le dimissioni. “Enough is enough!” pensai, ma qui il troppo sembra non stroppiare mai. Mi sanno spiegare lorsignori perché mai la Repubblica Popolare Cinese dovrebbe invadere la Repubblica di Cina quando può tranquillamente colonizzarla economicamente? Ragioniamo un attimo. La Cina è un paese di figli unici, restio quindi a sacrificarli in battaglia. Una quota parte dei cinesi ha intravisto finalmente il benessere dopo millenni di miseria, il resto ha realistiche possibilità di intravederlo: in entrambi i casi si tratta di gente che preferisce dedicarsi a goderselo o a conquistarselo.