Le autorità della Chiesa ortodossa russa, per primo il patriarca Kirill, fin dall’inizio della pandemia (in Russia è coinciso con la Quaresima) hanno invitato i fedeli a rispettare le regole sanitarie e le strategie anti-Covid decise dal Governo. Lettera da Mosca ne ha parlato anche di recente. Non per questo, però, sono mancate le polemiche, anche all’interno della stessa Chiesa. Ne diamo conto ripubblicando un estratto del capitolo “La polemica negazionista di preti e monaci Covid-dissidenti” di un libro sulla Russia molto interessante e uscito da poco: Lo zar di vetro – La Russia di Putin di Stefano Caprio (Jaca Book). Profondo conoscitore della Russia, dove ha vissuto a lungo, e della Chiesa ortodossa russa, Caprio ha affrontato i temi decisivi, dalla crisi del puntinismo alla riforma costituzionale, dal rapporto tra Chiesa e Stato alle questioni economiche al ruolo dell’intelligencija. Ma ecco un brano del capitolo sulla dissidenza anti-Covid in ambito religioso.
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Per farsi un’idea di che cosa sia la Chiesa ortodossa russa oggi, appena entrati nel settimo anno dall’elezione del patriarca Kirill (per il mondo Vladimir Mikhailovic Gundyayev), basta dare un’occhiata al programma “200 chiese”. Lanciato da Kirill subito dopo l’elezione, esso prevede la costruzione di 200 nuove chiese nel territorio di Mosca, per avvicinare l’obiettivo di un tempio ogni 11.200 abitanti della capitale. Avvicinare, nulla più, perché Mosca ha oggi 950 chiese ortodosse e per arrivare a quella percentuale per abitante bisognerebbe edificarne altre 591.