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GENERALE, SI ACCOMODI AL FRONTE

Forse hanno ragione certi giornali e la dirigenza russa è fatta di uomini rozzi, assetati di terre e sangue altrui e fondamentalmente stupidi. Se così per caso non fosse, vien da pensare che l’ennesimo rivolgimento al vertice delle forze armate questa volta non sia il solito scaricabarile, da un generale all’altro, per gli insuccessi su questo o quel quadrante del fronte ma qualcosa di più profondo e preoccupante, almeno per chi come noi spera che si possa metter fine alla guerra in Ucraina. Proviamo a ricapitolare. Due giorni fa il generale Aleksandr Lapin, caduto in disgrazia in autunno di fronte alla controffensiva ucraina nel Sud e nel Donbass, improvvisamente risorge e viene addirittura nominato capo delle forze di terra russe. In pratica, il secondo più alto in grado dopo il capo di stato maggiore Valery Gerasimov. Che non viene rimosso, come scrivono molti, ma conserva l’incarico e viene mandato (seconda notizia) a dirigere le operazioni in Ucraina. E il generale Aleksandr Surovikin, fino a ieri al comando, considerato l’ispiratore dei bombardamenti sulle infrastrutture ucraine? Diventa il vice di Gerasimov, affiancato però da altri due generali: Oleg Salyukov, alto grado dell’aviazione, e Aleksey Kim, già vice di Gerasimov allo stato maggiore. In sintesi: il capo di stato maggiore va in prima linea, accanto si mette un esperto di truppe motorizzate (Surovikin), uno delle forze aeree e un fedelissimo (Kim) mentre a Mosca veglia sulla fanteria il generale Lapin, che ha esperienza del fronte ucraino.

Tutto questo giro ci dice una cosa precisa: e cioè che i ranghi dell’esercito regolare (compreso il ministro della Difesa Shoigu) l’hanno spuntata sui capi degli eserciti “irregolari”, vale a dire il ceceno Kadyrov e il fondatore del Gruppo Wagner Prigozhin, che criticavano i generali e chiedevano gran voce  di avere un ruolo più significativo nella conduzione delle operazioni. La potente lobby militare, ben rappresentata anche alla Duma da un manipolo di ex comandanti diventati politici, l’ha spuntata ancora una volta.

E poi allude a una cosa ancora imprecisata, come una nube scura che si raccoglie su questi mesi già così drammatici. In pratica, il Cremlino ha spostato i vertici delle forze armate russe in Ucraina. E mentre questo avviene, si infittiscono le voci su una seconda mobilitazione. Arrivano da fuori, da fonti soprattutto dei Paesi baltici, ma coincidono con certi movimenti interni alla Russia. Per esempio con le dichiarazioni di quelli come Andrey Kartapolov, presidente della Commissione Difesa della Duma, che per la chiamata alla leva di primavera propone di non convocare solo i russi in età da militare (21-30 anni, come deciso per legge nel marzo scorso) ma tutti quelli tra i 18 e i 30 anni. Dice Kartapolov che l’idea è generata da problemi organizzativi (far passare i distretti militari dalla leva 18-30 a quella 21-30, richiederebbe, secondo lui, tre anni di lavoro), ma il risultato sarebbe comunque quello di portare sotto le armi molti più uomini.

La domanda è: perché? A che servirebbe questa raccolta di giovani soldati? Forse che i generali, che rispetto al 24 febbraio hanno comunque 300 mila soldati in più grazie alla prima mobilitazione, hanno bisogno di più truppe per regolare la questione ucraina? E che tutti questi spostamenti di graduati e di reclute preludono a un tentativo di grande offensiva all’inizio dell’estate? Sono ipotesi, sospetti se volete. Giustificati però dai tempi, dai modi e dagli obiettivi.

Fulvio Scaglione

 

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One Comment

  1. Daniele C. Daniele C. 12 Gennaio 2023

    Grazie per l’ottima analisi. Tuttavia credo ci sia un errore nella attribuzione dei comandi. A Salyukov, in precedenza comandante in capo delle forze terrestri della Federazione Russa, (incarico ora passato a Lapin) andrebbe il comando dei reparti di terra. Surovikin, già esperto di forze aeree, diventerebbe responsabile del settore aereo-spaziale.

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