Forse hanno ragione certi giornali e la dirigenza russa è fatta di uomini rozzi, assetati di terre e sangue altrui e fondamentalmente stupidi. Se così per caso non fosse, vien da pensare che l’ennesimo rivolgimento al vertice delle forze armate questa volta non sia il solito scaricabarile, da un generale all’altro, per gli insuccessi su questo o quel quadrante del fronte ma qualcosa di più profondo e preoccupante, almeno per chi come noi spera che si possa metter fine alla guerra in Ucraina. Proviamo a ricapitolare. Due giorni fa il generale Aleksandr Lapin, caduto in disgrazia in autunno di fronte alla controffensiva ucraina nel Sud e nel Donbass, improvvisamente risorge e viene addirittura nominato capo delle forze di terra russe. In pratica, il secondo più alto in grado dopo il capo di stato maggiore Valery Gerasimov. Che non viene rimosso, come scrivono molti, ma conserva l’incarico e viene mandato (seconda notizia) a dirigere le operazioni in Ucraina. E il generale Aleksandr Surovikin, fino a ieri al comando, considerato l’ispiratore dei bombardamenti sulle infrastrutture ucraine? Diventa il vice di Gerasimov, affiancato però da altri due generali: Oleg Salyukov, alto grado dell’aviazione, e Aleksey Kim, già vice di Gerasimov allo stato maggiore. In sintesi: il capo di stato maggiore va in prima linea, accanto si mette un esperto di truppe motorizzate (Surovikin), uno delle forze aeree e un fedelissimo (Kim) mentre a Mosca veglia sulla fanteria il generale Lapin, che ha esperienza del fronte ucraino.