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FARøER, UN AVAMPOSTO NAVALE USA?

C’è una certa preoccupazione, a Mosca, per le mosse degli Stati Uniti che riguardano le Isole Farøer, il piccolo arcipelago di 18 isole e 52 mila abitanti che, con la Danimarca e l’Islanda, è uno degli elementi costitutivi del Regno di Danimarca. Le isole, che si trovano quasi esattamente a metà strada tra Scozia e Islanda, hanno una posizione strategica nel Nord Atlantico: non a caso nel 1940 furono occupate dagli inglesi, in risposta all’occupazione della Danimarca da parte degli eserciti della Germania nazista. Ora gli esperti della Difesa russi temono che gli Usa vogliano trasformarle in uno hub navale di contrasto della flotta sottomarina di Mosca.

Washington e Copehagen (le Farøer godono di larga autonomia, all’interno del Regno, ma non per quanto concerne la Difesa) hanno firmato, il 12 novembre scorso, un accordo novembre scorso che riguarda i temi dell’ambiente, del turismo, del commercio e dell’innovazione tecnologica. Curiosamente, però, per la firma il Governo americano mobilitò Michael J. Murphy, un veterano della diplomazia Usa, vice-segretario di Stato per gli affari europei ed euroasiatici. E nelle prossime settimane Jenis av Rana, ministro degli Esteri, della Cultura e dell’Educazione dell’arcipelago, incontrerà (per la seconda volta quest’anno) Anthony Blinken, il segretario di Stato degli Usa, proprio per discutere le prospettive di una presenza militare americana sulle isole.

Il Governo delle Farøer vorrebbe evitare un’eccessiva militarizzazione dell’arcipelago, ma ha ovviamente ben presenti i potenziali vantaggi economici di una collaborazione con Washington e di un’apertura ai flussi commerciali internazionali. Intanto, la Danimarca ha deciso di riattivare l’unica stazione radar dell’arcipelago, che era stata dismessa dopo la fine della Guerra Fredda.

Lettera da Mosca

 

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