L’identità degli ufficiali dell’FSB e i dettagli del presunto avvelenamento di Aleksej Navalniy sono diventati noti a tutti a causa dell’atteggiamento superficiale degli stessi agenti nei confronti delle misure di sicurezza e segretezza. Sono state le bollette del cellulare a permettere a The Insider e a Bellingcat di scoprire che quel gruppo di persone aveva viaggiato spesso lungo gli stessi itinerari di Navalnyj, e che quelle persone si erano tenute in contatto tra loro e avevano trascorso molto tempo presso le strutture dell’FSB.
Durante la conferenza stampa di fine anno, peraltro, lo stesso Vladimir Putin ha in qualche modo confermato le identità degli ufficiali dell’intelligence esposti nelle pubblicazioni: “Questa non è un’inchiesta ma la versione per la stampa di materiali dei servizi segreti americani. Davvero credete che non sappiamo che quelli monitorano la posizione dei nostri uomini? I nostri servizi lo sanno bene. E lo sanno anche gli agenti dell’FSB e di altri organismi speciali. I quali usano i telefoni cellulari solo quando si trovano in luoghi in cui non ritengono necessario nascondere la loro presenza”.
Il 21 dicembre 2020, una settimana dopo la pubblicazione dell’inchiesta sul tentativo di avvelenarlo, Aleksei Navalniy ha pubblicato sul suo canale YouTube una registrazione delle chiamate agli ufficiali dell’FSB Konstantin Kudryavtsev e Mikhail Evdokimov. In esse, Navalniy, fingendosi un collaboratore del presidente del Consiglio di Sicurezza Nikolai Patrushev, ha chiesto a Kudryavtsev informazioni sull’operazione per avvelenarlo, destinate a un rapporto ai superiori. Durante la conversazione, Kudryavtsev ed Evdokimov hanno espresso più volte dubbi sul fatto che fosse meglio discutere argomenti simili su una linea “chiusa” o “operativa”. Ma dopo le rassicurazioni del presunto “assistente di Patrushev” sul fatto che la comunicazione su un canale aperto era stata concordata con la leadership, hanno continuato la conversazione.
Secondo il regolamento, gli ufficiali dell’FSB non possono usare i loro telefoni cellulari dove pare a loro. L’FSB si è dato la norma n. 030 del 20 febbraio 2016, in base alla quale “è vietato l’uso di dispositivi cellulari presso le strutture del servizio di sicurezza federale”. Questa norma è diventata di pubblico dominio nel 2019 grazie a una sentenza della Corte d’appello militare. In quell’anno, infatti, Mikhail Samokhin, tenente colonnello del servizio di controspionaggio dell’FSB presentò ricorso contro la pena (il licenziamento in tronco) inflittagli proprio per aver utilizzato un telefono cellulare direttamente nell’edificio del suo servizio.
Presentando il suo appello, Samokhin affermava che “negli edifici della nostra unità molti ufficiali usano i telefoni cellulari e nessuno ha mai preso provvedimenti contro di loro”, e il licenziamento è “una punizione selettiva e sproporzionata rispetto alla gravità della colpa”. Nelle azioni dei comandanti del servizio di controspionaggio, Samokhin vedeva “l’intenzione di alcuni funzionari di colpire lui nello specifico”, anche se prima dell’incidente e della relativa punizione il suo stato di servizio gli faceva sperare di “poter essere promosso o decorato”.
Secondo il regolamento, gli ufficiali dell’FSB, così come i visitatori occasionali delle strutture dei servizi, devono spegnere i telefoni cellulari all’ingresso e consegnarli a un’area di stoccaggio appositamente designata. L’avevano spiegato i funzionari del dipartimento dopo la sparatoria nell’edificio dell’FSB, nel dicembre 2019. Alcuni agenti che avevano filmato dalle finestre dell’edificio dell’Fsb sulla Lubjanka le operazioni per eliminare i terroristi, e avevano poi passato i loro video ai media, sono stati per questo multati e poi licenziati. In servizio è consentito solo l’uso di telefoni speciali con certificati di sicurezza FSB. Il più delle volte si tratta di semplici smartphone prodotti da STC Atlas con uno speciale sistema di crittografia dei dati per una comunicazione sicura.
In pratica, molti degli ufficiali dell’FSB, così come quelli coinvolti nelle indagini sul presunto avvelenamento di Navalny, utilizzano spesso durante il servizio smartphone personali con vari servizi di messaggistica istantanea, che crittografano conversazioni e corrispondenza. Inoltre, alcuni di loro usano schede SIM estere per complicare l’accesso alle loro chat e ai loro contatti da parte dei colleghi, compresi quelli che vendono dati alla stampa o altrove. Christo Grozev di Bellingcat ha detto che gli agenti coinvolte nel “caso Navalnyj” hanno usato ancheuna connessione sicura. Inoltre, sempre secondo Grozev, gli uomini dell’FSB hanno comunicato tra loro anche tramite WhatsApp.
Medusa ha chiesto a una serie di attuali e di ex dipendenti dei servizi segreti di commentare le notizie sui loro colleghi coinvolti nel “caso Navalnyj” ma quasi nessuno ha accettato di farlo. Uno di loro ha ammesso di aver riconosciuto un suo ex collega tra le persone coinvolte. Un altro ex ufficiale dell’intelligence ha espresso l’opinione che, fornendo dettagli sulle misure operative nella conversazione con Navalniy, il chimico Konstantin Kudryavtsev abbia commesso il reato di divulgazione di segreti di servizio e forse anche di segreti di Stato.
Secondo il giornalista e scrittore Andrei Soldatov, che studia le attività dell’FSB, molto probabilmente nessuno di coloro che sono coinvolti nel caso sarà punito. “È improbabile che seguirà un’analisi degli errori all’interno dei servizi speciali. Scrivo dell’FSB da vent’anni e ricordo solo un caso in vennero presi seri provvedimenti. Fu nel 2004, quando i miliziani di Shamil Basayev presero brevemente il controllo dell’Inguscezia, minacciando la stabilità di un’intera regione. Putin licenziò il vicedirettore dell’FSB, il comandante delle truppe del ministero degli Interni e il comandante delle truppe degli Interni nel Caucaso settentrionale”.
di Maksim Sokolov
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