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Posts tagged as “navalnyj”

FSB, QUEI CELLULARI CHE NON DOVEVANO USARE

L’identità degli ufficiali dell’FSB e i dettagli del presunto avvelenamento di Aleksej Navalniy sono diventati noti a tutti a causa dell’atteggiamento superficiale degli stessi agenti nei confronti delle misure di sicurezza e segretezza. Sono state le bollette del cellulare a permettere a The Insider e a Bellingcat di scoprire che quel gruppo di persone aveva viaggiato spesso lungo gli stessi itinerari di Navalnyj, e che quelle persone si erano tenute in contatto tra loro e avevano trascorso molto tempo presso le strutture dell’FSB.

Dagli hacker onnipotenti agli avvelenatori fessi

di Fulvio Scaglione  Di quale Russia stiamo parlando? D’ora in poi bisognerà premettere questa domanda a qualunque cosa si voglia dire o scrivere. Perché è chiaro che la Russia degli hacker onnipotenti, quelli che penetrano come fosse burro anche i segreti del Pentagono o dell’agenzia atomica degli Usa (i quali proprio indietro come tecnologia non sono, e poi sono anni che la menano con ‘sti hacker, avranno pur preso qualche precauzione), non s’accoppia bene con quella degli avvelenatori fessi. Ma fessi assai, visto che non riescono a far fuori né un vecchio doppiogiochista inutile e ininfluente come Skripalun furbone come Navalnyj, ci mettono la firma (l’uso del noviciok, una specie di neon con la scritta “è stato il Cremlino”) e se non basta la raccontano pure al telefono.

NAVALNYJ VUOL DIRE FIDUCIA

Un sondaggio di Romir, società russa d’indagine dell’opinione pubblica, ha censito i personaggi pubblici ai quali i russi sono più disposti a dare fiducia. Al primo posto Vladimir Putin, ovvio. Al secondo Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri che scavalca il leader nazionalista Vladimir Zhirinovskij, scivolato così al terzo posto. Al quarto, sorpresa sorpresa, il blogger e oppositore Aleksej Navalnyj, fresco reduce di un tentativo di avvelenamento di cui accusa direttamente Putin.

LA BIELORUSSIA ABBANDONATA DA TUTTI

di Fulvio Scaglione
Per la sesta domenica consecutiva le strade di Minsk, capitale della Bielorussia, hanno assistito alle manifestazioni pacifiche degli oppositori e all’intervento, spesso brutale, delle forze di sicurezza che il presidente Lukashenko lancia contro i cortei che inalberano la bandiera bianco-rosso-bianca. Le letture che in Occidente si danno di questa crisi sono quasi sempre inutilmente arzigogolate. E lo sono sia quelle di chi segue le proteste con simpatia sia quelle di chi, invece, le osteggia. Non è vero che la crisi della Bielorussia ricorda quella della Polonia degli anni Ottanta o quella dell’Ucraina dell’Euromaidan del 2014. Per una ragione molto semplice: non c’è, nelle proteste di Minsk, quel marcato tono anti-sovietico o anti-russo che ha caratterizzato gli eventi di Danzica e di Kiev.

RUSSIA E UCRAINA, LA CRISI PARALLELE (1)

Gli utenti del World Factbook della Cia, rispettabilissima fonte di dati e statistiche, hanno di certo notato che i servizi segreti americani definiscono la Russia “Asia Centrale” mentre l’Ucraina senza esitazioni viene chiamata “Europa”. Un piccolo assurdo geografico che cancella la Russia europea fino agli Urali, ovvero il 40% del territorio della Federazione dove peraltro vive il 60% dei 142 milioni di cittadini russi. Ma soprattutto un’agnizione e un ripudio, un giudizio politico per ammettere ed escludere. È buffo. E se non fosse il minuscolo ma inconfondibile segno di un dramma politico e culturale farebbe persino tenerezza, questo improvviso rigurgito di guerra fredda.