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COSI’ LA BIELORUSSIA HA ARMATO L’AZERBAIGIAN

Il ministero degli Affari Esteri della Bielorussia ha diffuso un comunicato per invitare Azerbaigian e Armenia a risolvere in modo pacifico e nel più breve tempo possibile il conflitto scoppiato nel Nagorno Karabakh. Ma l’Armenia ha rispedito al mittente l’invito, ricordando che è stata proprio la Bielorussia a fornire le armi di cui ora l’Azerbaigian si serve per bombardare gli indipendentisti armeni dell’Artsakh.

La Bielorussia, infatti, ha contribuito, attraverso il Comitato statale dell’industria bellica, a modernizzare i sistemi azeri di difesa anti-aerea fornendo il lanciarazzi “Polonez” (di sviluppo bielorusso, considerato per certe caratteristiche superiore anche ai sistemi “Tornado” e “Hurricane”) e altri sistemi missilistici, compresa la versione modernizzata del sistema di difesa aerea a corto raggio T38 Stilet. Oltre a questo, sono arrivati all’Azerbaigian dalla Bielorussia anche veicoli blindati forniti, armi e munizioni per un importo, secondo alcune stime, superiore a un miliardo di dollari negli ultimi tre anni. In cambio, la Bielorussia avrebbe chiesto prestiti e forniture di petrolio in alternativa a quello in arrivo dalla Russia.

In questa situazione, si inserisce il ruolo paradossale di Stanislav Zas, dal gennaio di quest’anno segretario generale dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva, un’alleanza difensiva creata nel 1992 che raggruppa Bielorussia, Armenia, Kazakhstan, Kirgizistan, Russia e Tagikistan. Poco dopo essere stato nominato Segretario Generale, Zas aveva dichiarato, proprio durante una visita in Armenia: “È escluso che vengano fornite armi ai Paesi che mostrano di tenere politiche ostili nei confronti dei membri della nostra Organizzazione”.

Peccato che sia stato proprio lui, nel suo ruolo di segretario del Consiglio di Sicurezza della Bielorussia (carica occupata dal 2015 al 2020), ad autorizzare quelle forniture di armamenti all’Azerbaigian di cui ora gli armeni si lamentano.

LdM

 

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