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BASTA MOTORI DALL’UCRAINA

Sei anni di lavoro e 2 miliardi di rubli (circa 25 milioni di euro). È solo uno dei tanti esempi di quanto sia costata alla Russia (e, come vedremo, anche all’Ucraina) la crisi di Maidan del 2014. Tanto infatti è occorso affinché l’azienda leningradese Klimov potesse completamente sostituire l’ucraina Motor Sic nel fornire all’esercito russo i motori per gli elicotteri.

Aleksandr Vatagin, amministrare delegato della Klimov, infatti, ha appena annunciato che, con l’apertura di tre nuovi reparti, la fabbrica sarà tra breve capace di produrre 300 motori. Ovvero, l’esatto quantitativo dell’ultimo contratto, siglato nel 2011 ma poi mai completato a causa delle vicende politiche, con la Moto Sic, che prevedeva appunto la consegna di 270 motori. Aleksej Rodionov, direttore generale della Klimov, ha sottolineato che a quell’epoca il contributo “russo” alla costruzione di un motore era più o meno pari al 10% dell’impegno totale. Ora si è arrivato alla piena autonomia e, com’è ovvio, l’azienda ucraina ha perso il suo maggior cliente.

Attraverso la Klimov, comunque, il ministero russo della Difesa si pone obiettivi piuttosto ambiziosi. Il prossimo passo, infatti dovrebbe essere la produzione dei motori RD-33 e RD-33МК per i caccia leggeri МiG-29 e МiG-35. E qui il tema diventa l’esportazione. La Cina ha già manifestato interesse e ipotizza di utilizzare i nuovi motori come propulsori per i suoi caccia JF-17. Si è fatta avanti anche la Turchia, che sta lavorando a un modello nazionale di cacciabombardiere. Nell’immediato, però, il vero obiettivo è l’India, il cui Governo sta discutendo l’acquisto dalla Russia di ventuno MiG-29. Per ragioni economiche e politiche (l’India si è molto avvicinata agli Usa in chiave anti-cinese), quello sarebbe per il Cremlino un grande risultato.

LdM

 

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