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Posts tagged as “usa”

PONOMAREV, IL MILIARDARIO ANTI-PUTIN

di Giuseppe GaglianoAleksey Sobchenko, storico e commentatore politico nonché ex interprete diplomatico, rappresenta da ottobre il Congresso dei deputati del popolo a Washington. Questo gruppo, con base a Varsavia e guidato dall’ex deputato russo, uomo d’affari e attivista Ilya Ponomarev, si sta impegnando per convincere i legislatori statunitensi e la Casa Bianca a considerare l’idea, finora rimasta tabù, di un cambio di regime a Mosca. Questa posizione è allineata con i principi promossi dall’apparato comunicativo di Kiev, quali la de-imperializzazione, la smilitarizzazione e il decentramento della Russia, e la ferma posizione di non negoziare con il regime di Vladimir Putin.

MALYUK, IL SIGNORE DELLE SPIE DI KIEV

di Giuseppe Gagliano – Vasyl Malyuk, capo del servizio di sicurezza interno dell’Ucraina (SBU), sta sempre più di propagandando le operazioni compiute dai suoi commando, come riferito alla CNN in agosto, inclusa quella contro Ponte di Crimea nel Mar Nero usando i droni Sea Baby sviluppati dal suo servizio. Questo desiderio di attenzione mediatica riflette quello della Direzione Principale di Intelligence Militare (GUR) del ministero della Difesa, che dall’inizio della guerra pubblicizza le proprie operazioni. Malyuk vuole aumentare il numero delle forze speciali SBU Alpha per compiere operazioni “colpisci e fuggi” contro le forze russe lungo il fronte, in coordinamento con il GUR sotto il Comando delle Forze Speciali Ucraine, il SSO.

SCHOLZ E L’EUROPA CHE ANSIMA PER IL GAS

Dunque, il trucchetto immaginato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz sarebbe dovuto funzionare così: bilancio per il 2023 in apparenza legato a un passivo massimo dello 0,35%, come da obbligo costituzionale. Spendendo però a lato, fuori dal bilancio, 60 miliardi per il clima e 200 miliardi per stabilizzare i costi dell’energia. La Corte Costituzionale tedesca ha dato un’occhiata, si è fatta una risata e ha rispedito il tutto al mittente, cioè allo stesso Scholz. Che non ha avuto scelta: ha dovuto abolire il blocco del debito statale per il 2023 e far capire che facilmente lo si dovrà fare anche nel 2024. Bilancio in questo modo approvabile ma reputazione di Scholz (che fu ministro delle Finanze con Angela Merkel) e della sua coalizione di Governo nel baratro.

LA GUERRA, DI COLPO, NON CI PIACE PIU’

L’infilata è stata notevole. Prima Time Magazine, con un reportage spietato da Kiev, protagonista un presidente Zelens’kyj che, nelle confidenze dei suoi stessi collaboratori, sembra aver perso il senso della realtà. Poi The Guardian, impegnato a raccontare la disillusione e il pessimismo degli ucraini mentre la guerra si prolunga.  Quindi il Wall Street Journal, che invita a rimettere i piedi per terra quanto a sconfitta della Russia. Per chiudere Gazeta Wiborcza, il più importante quotidiano polacco, che titola “Mosca trionfa, l’Occidente esita”, e parla di “vergognoso fallimento” (nostro) nella guerra in Ucraina. Questo ammosciamento generale mi fa poca impressione: è assolutamente speculare al ridicolo entusiasmo che su queste stesse testate dilagava un anno fa, quando Zelens’kyj e i suoi parlavano addirittura di marcia su Mosca. Ho scritto sempre che questa guerra non avrà vincitori ma solo sconfitti e resto del mio parere. Anche per quanto riguarda la Russia che, al di là delle pesanti conseguenze militari, politiche ed economiche, spostandosi verso l’Asia rinnega la sua anima più vera e profonda.

IL GENERALE: LA RUSSIA SERVE A ISRAELE”

dal Jerusalem Postdi Nick Kolyohin – Israele non dovrebbe danneggiare le proprie relazioni con la Russia, vista la lunga storia di cooperazione e il ruolo di Mosca in Medio Oriente. In mezzo a tutte le tensioni sulla scena internazionale e alle difficoltà che sia la Russia sia Israele si trovano ad affrontar e oggi nelle loro relazioni, Mosca gioca ancora un ruolo importante in Medio Oriente. Quindi Israele dovrebbe mantenere buone relazioni sia con gli Stati Uniti (come partner essenziale) sia con la Russia (che ha un certo livello di influenza su Siria e Iran). Israel “Relik” Shafir, generale di brigata (in riserva), fu uno degli otto piloti selezionati per la missione di bombardamento del reattore nucleare di Osirak, in Iraq, il 7 giugno 1981. Ha trascorso 31 anni come pilota e comandante nell’aeronautica israeliana, compresi periodi come comandante della scuola di pilotaggio della base aerea di Hatzor e della base aerea di Tel Nof.

DA GAZA ALL’UCRAINA: TATTICHE, STRATEGIE, POLITICHE

di Andrea Muratore – Iniziamo questa analisi con un mea culpa: l’articolo, promesso a Lettera da Mosca a tragedia del 7 ottobre ancora “calda”, doveva inizialmente vertere esclusivamente sulle similitudini tra le tattiche impegnate da Hamas nell’assalto da Gaza a Israele nel Sabato nero e le incursioni mordi e fuggi dei commando ucraini che hanno prodotto apprezzabili risultati contro le forze russe nelle aree occupate del Paese. Una tattica “anfibia” con un uso coordinato di più armi, dalla saturazione delle difese missilistiche all’utilizzo asimmetrico dei droni, passando per gli assalti localizzati a centri di comando che ha permesso i successi locali su cui si è innestata l’infiltrazione dei jihadisti e il conseguente massacro.

HA STATO PUTIN, ANCHE A GAZA

Per un paio di giorni i soliti noti hanno cercato di convincere i loro lettori che dietro l’attacco omicida di Hamas da Gaza contro i civili e i soldati di Israele ci fosse la mano della Russia. Prima sono andati giù piatti piatti, senza vergogna. Poi sono arrivate le smentite (per esempio quella dell’ambasciatore di Israele in Russia, Alexandr Ben Avi, che ha definito quell’interpretazione “una totale sciocchezza”) e allora hanno cominciato a svicolare: eh ma forse i droni, eh ma forse il Gruppo Wagner approvava… Infine hanno riattaccato a parlare di una possibile “nuova crisi energetica” che faceva sorridere Putin dopo che lo stesso aveva perso la prima guerra dell’energia, quella con cui gli europei si sono sganciati dalle forniture russe. Vecchia canzone spompata. È vero, non compriamo più gas dalla Russia. Lo compriamo altrove ma pagandolo tre volte tanto, subendo l’impennata dell’inflazione e un generale calo dello sviluppo economico.   La zona euro è ufficialmente in recessione e l’economia della locomotiva d’Europa, la Germania, è una pallida imitazione di ciò che era prima della grande vittoria energetica su Putin.

Quindi sarà anche vero che avevamo sviluppato una “dipendenza” energetica dalla Russia. Però dalla dipendenza ci siamo liberati, mentre una fonte più affidabile ed economica della Russia non l’abbiamo trovata. E intanto la prode Europa, dovendo dipendere dall’Azerbaigian del dittatore Ilham Aliev, non può nemmeno spendere una parola per l’Armenia per non restare al freddo. Mentre la Cina e l’India e gli altri Paesi che comprano gas e petrolio russo a prezzi di saldo ci mangiano in testa. Abbiamo fatto questa scelta politica, ok. Ma chiamarla vittoria pare un po’ troppo.

NUCLEARE MILITARE, L’ARSENALE RUSSO (1)

da SWP (Stiftung Wissenschaft und Politiik)di Lydia Wachs – In Occidente, la strategia di deterrenza nucleare della Russia è spesso descritta come una strategia di “escalation per la deescalation”. L’idea è che Mosca sia disposta a utilizzare le armi nucleari nella fase iniziale di un conflitto per “allentare” la tensione e porre rapidamente fine allo scontro a proprio favore. Tuttavia, la dottrina militare ufficiale della Russia, le esercitazioni nucleari dell’esercito russo e i dibattiti tra le élite politiche e militari hanno finora puntato in una direzione diversa. Con il concetto di “deterrenza strategica”, la Russia ha sviluppato una strategia di deterrenza olistica in cui le armi nucleari rimangono un elemento importante.

L’UCRAINA CAMBIA LA SUA GUERRA, ECCO COME

di Pietro Pinter – Negli ultimi giorni, Kiev è stata investita da un vortice di delegazioni straniere di alto livello. All’inizio della scorsa settimana, si è tenuto un incontro tra le autorità ucraine ed esponenti delle maggiori industrie belliche dei Paesi NATO, soprattutto europei, con una presenza particolarmente importante di inglesi, francesi e cechi, con ministri della Difesa al seguito. Sull’agenda, il ruolo futuro del complesso militare-industriale europeo nella guerra per procura. L’orientamento che sembra essere emerso è quello di nuove linee di produzione nella stessa Ucraina, facenti capo a compagnie europee, finanziate dai Governi e dall’Unione Europea. Industrie come Reihnmetall, BAE Systems e Bayraktyar hanno espresso l’intenzione di (o stanno già lavorando per) aprire stabilimenti in Ucraina.

SIRIA, RISCHI DI GUERRA PER LA RUSSIA?

Torniamo a occuparci della Siria. Il Paese rischia di deflagrare o di riprecipitare in una guerra civile su vasta scala di cui, peraltro, si avvertono da settimane le avvisaglie e che potrebbe coinvolgere anche le forze armate russe, presenti nel Paese dal 2015 e tuttora molto attive, nonostante qualche regola d’ingaggio un po’ meno elastica e qualche riduzione di uomini e mezzi. Il tutto mentre la popolazione soffre per una situazione economica disastrosa, che il Presidente Assad non riesce in alcun modo a governare, stretto tra la corruzione dei vertici politici, l’inefficienza dell’apparato burocratico e il peso delle sanzioni. L’ultimo provvedimento è stato raddoppiare i salari e ridurre i sussidi su carburanti e gasolio. Poca roba visto che il dollaro oggi vale 14 mila lire siriane, mentre prima della guerra era quotato a 52.