di Nick Trickett Il ministro della Difesa Sergei Shoigu in agosto ha proposto che il Governo sostenga la costruzione di 3-5 centri industriali ed economici in Siberia. Questi, secondo Shoigu, dovrebbero diventare città da 300-500 mila abitanti. A prima vista, questa proposta potrebbe essere dismessa come un trucco da campagna elettorale. Shoigu è stato più visibile negli ultimi mesi poiché il Cremlin si è rivolto a lui e ad altre figure come Sergei Lavrov per cercare di aumentare il consenso intorno a Russia Unita. Ma ciò che potrebbe essere liquidato come campagna elettorale è diventato più serio quando il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che anche a Putin piaceva l’idea di costruire nuove città. Un ulteriore consenso è arrivato poi da Viktoria Abramchenko, nominata dal primo ministro Mishustin inviato speciale per la Siberia. Quindi è emersa una proposta parallela per costruire una città satellite vicino a Vladivostok. Il tutto, però, ha incontrato la forte critica di Yurij Trutnev, per lungo tempo stratega per l’Estremo Oriente del Cremlino.
Posts tagged as “siberia”
di Lawrence d’Arabia Nessuna terza Guerra Mondiale per Formosa “anytime soon”. Quando lavoravo per l’intelligence britannica cercavo di raccontare ai comandi militari le cose come stavano. Ora pare che i servizi informazioni del mondo non facciano altro che fabbricare finte realtà in combutta coi politici: dal canto mio appena ebbi sentore che le cose si stessero mettendo così, diedi le dimissioni. “Enough is enough!” pensai, ma qui il troppo sembra non stroppiare mai. Mi sanno spiegare lorsignori perché mai la Repubblica Popolare Cinese dovrebbe invadere la Repubblica di Cina quando può tranquillamente colonizzarla economicamente? Ragioniamo un attimo. La Cina è un paese di figli unici, restio quindi a sacrificarli in battaglia. Una quota parte dei cinesi ha intravisto finalmente il benessere dopo millenni di miseria, il resto ha realistiche possibilità di intravederlo: in entrambi i casi si tratta di gente che preferisce dedicarsi a goderselo o a conquistarselo.
Secondo un rapporto della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), gli incendi da record nell’estremo Nord-Est della Russia nel 2020 sono collegati ai forti cambiamenti…
di Fulvio Scaglione – E così Joe Biden ha invitato Svetlana Tikhanovskaja, la dissidente bielorussa che dall’esilio in Lituania si è autoproclamata vincitrice delle elezioni presidenziali e unica rappresentante del proprio Paese, alla cerimonia con cui, il 20 gennaio, farà l’ingresso alla Casa Bianca da Presidente. La cosa ha importanza soprattutto per ciò che fa presagire. Ovvero, una rinnovata pressione sulla Russia all’interno del cosiddetto “vicino estero”, quello che il Cremlino vorrebbe conservare come spazio riservato di influenza. Non è che la presidenza Trump, tra sanzioni crescenti e operazioni Nato ai confini, sia stata tenera con il Cremlino. Ma è facile prevedere che l’agenda clintobamiana di Biden punterà molto su diritti civili e democrazia per mettere in difficoltà la Russia, già descritta come “la più grande minaccia” alla sicurezza degli Stati Uniti. Altrettanto facile è prevedere l’altro pedale che la nuova amministrazione americana si troverà a pigiare, con l’aiuto di un consistente pacchetto di Stati della Ue: il gas russo, le forniture energetiche dalla Russia all’Europa.
In pochissimo tempo, non più di una ventina di giorni, il Parlamento russo (prima la Duma, all’unanimità, poi il Consiglio della Federazione) ha approvato un progetto di legge del Governo e l’ha inviato al Cremlino per la firma del presidente Putin. Misure contro il Coronavirus? Crisi del petrolio? Nulla di tutto questo. La legge affronta un problema con cui la Russia fa i conti da molto tempo e che, finora, non è riuscita a risolvere: il calo demografico.