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LE CITTA’ NUOVE DI SHOIGU

di Nick Trickett    Il ministro della Difesa Sergei Shoigu in agosto ha proposto che il Governo sostenga la costruzione di 3-5 centri industriali ed economici in Siberia. Questi, secondo Shoigu, dovrebbero diventare città da 300-500 mila abitanti. A prima vista, questa proposta potrebbe essere dismessa come un trucco da campagna elettorale. Shoigu è stato più visibile negli ultimi mesi poiché il Cremlin si è rivolto a lui e ad altre figure come Sergei Lavrov per cercare di aumentare il consenso intorno a Russia Unita. Ma ciò che potrebbe essere liquidato come campagna elettorale è diventato più serio quando il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato che anche a Putin piaceva l’idea di costruire nuove città. Un ulteriore consenso è arrivato poi da Viktoria Abramchenko, nominata dal primo ministro Mishustin inviato speciale per la Siberia. Quindi è emersa una proposta parallela per costruire una città satellite vicino a Vladivostok. Il tutto, però, ha incontrato la forte critica di Yurij Trutnev, per lungo tempo stratega per l’Estremo Oriente del Cremlino.

Indipendentemente dal fatto che queste città vengano mai costruite o meno, c’è un tocco di vecchio in queste nuove visioni. Iniziative di costruzione di città come queste si rifanno agli sforzi dei pianificatori sovietici per mantenere la crescita. Dopotutto, i politici russi stanno ancora cercando di capire come aumentare gli standard di vita, i redditi e il PIL diversificando l’economia, il tutto senza investimenti dall’estero. Le esportazioni di idrocarburi hanno cessato di sostenere l’aumento della domanda e degli investimenti già dal 2013. Anche le crescenti esportazioni agricole non forniscono un aumento paragonabile ai redditi delle famiglie o delle aziende. Più in generale, la crescita trainata dalle esportazioni non sta più funzionando. La Russia è un Paese a reddito medio con un PIL pro capite in termini di potere d’acquisto reale di circa 26 mila dollari l’anno, ancora circa 8 mila dollari in più rispetto alla Cina e troppo alto per oiccupare in modo competitivo catene di approvvigionamento per una larga varietà di beni di consumo. La diversificazione dipende principalmente dalla domanda interna.

Ma i redditi reali sono diminuiti dal 2013 e le operazioni per consolidare il bilancio dello Stato hanno ridotto anche la domanda interna. La crescita guidata dai consumi, necessaria per sostenere i vari sforzi di diversificazione, in assenza di aumenti del reddito reale può essere sostenuta solo attraverso l’indebitamento delle famiglie. La risposta economica della Russia al COVID, nel frattempo, ha solo aggravato il problema. I debiti delle famiglie sono ora al livello record di circa 24 trilioni di rubli. L’economia sta tornando alla stagnazione. Le famiglie sono più indebitate che mai e la Banca Centrale sta alzando nuovamente il tasso di riferimento, aumentando i costi del credito per combattere l’inflazione.

Gli attori politici e i decisori politici devono essere creativi di fronte a una domanda debole e alle rinnovate esigenze di consolidamento del bilancio. È qui che si inseriscono le città siberiane immaginate da Shoigu e la proposta di una città “satellite” fuori Vladivostok. La speranza è che possano generare la domanda interna tra i settori creando al contempo centri economici per la produzione, la ricerca, le industrie, i servizi e il consumo. È un revival delle tradizioni più antiche della pianificazione statale sovietica, che puntavano sull’effetto massa. Anche invertire il declino demografico della Siberia e dell’Estremo Oriente è una priorità fondamentale per lo sviluppo. Pochi negherebbero la necessità di fare qualcosa per ridurre gli squilibri interni tra la Russia europea e il resto del Paese. Ma perché ricominciare da zero? Il riequilibrio è possibile concentrando le risorse sulle città esistenti. Queste hanno il vantaggio di essere già costruite e collegate da infrastrutture.

Sebbene le iniziative di sviluppo urbano siano una priorità politica dal 2011, non sono state utilizzate per generare crescita ma piuttosto per migliorare la qualità della vita in assenza di una strategia di sviluppo economico praticabile per aiutare l’economia russa a sfuggire alla trappola del reddito medio. Costruire nuove città rischia di distorcere l’allocazione delle risorse nello stesso modo in cui lo fece la costruzione di innumerevoli “monocittà” in tutta la Siberia e l’Estremo Oriente nel periodo sovietico. L’aggiunta di nuovi centri abitati di grandi dimensioni potrebbe mettere a dura prova i colli di bottiglia della domanda e dell’offerta, rendendo necessaria una serie di interventi politici per superare i costi che ne deriverebbero.

I nuovi centri urbani in Siberia e nell’Estremo Oriente verrebbero probabilmente sostenuti attraverso investimenti nell’estrazione di risorse naturali, destinati poi a fornire produzione a valore aggiunto di vario genere. Il pensiero di Shoigu era quello di creare cluster industriali specializzati: uno per il rame e le apparecchiature elettriche, uno per l’alluminio, uno per il carbone da coke, uno per la plastica e uno per il legname e i materiali da costruzione. Queste industrie pagano tasse federali significative che possono fornire risorse finanziarie, ma le infrastrutture esistenti dovrebbero affrontare problemi di capacità. Già i limiti delle infrastrutture hanno portato il ministero dei Trasporti a intervenire a sostegno della priorità delle spedizioni di carbone nella Siberia orientale e nell’Estremo Oriente per raggiungere gli obiettivi di esportazione fissati da Mosca. Una ferrovia di proprietà privata che collega il giacimento di carbone di Elgin in Yakutia è stata autorizzata al proprietario, Al’bert Avdolyan, a causa della grande quota di materiale rotabile in cui le spedizioni di carbone devono competere con tutte le altre merci.

Una quantità enorme di abitazioni dovrebbe essere costruita dopo un periodo di prezzi dei materiali da costruzione spinti in alto dall’inflazione e di carenza di manodopera nel settore delle costruzioni. Dopodiché, le autorità dovrebbero probabilmente ancora pagare le persone per convincerle a trasferirsi, oltre a offrire incentivi finanziari alle imprese per investire. Queste risorse verrebbero sottratte a spese più efficaci: la lotta alla carenza di alloggi nelle regioni in cui le persone già vivono, ai colli di bottiglia delle infrastrutture e alla rinnovata stagnazione industriale attraverso il sostegno al reddito delle famiglie o un aumento degli appalti statali. A partire da ora, l’unico impulso alla spesa per il 2021-2024 è un prelievo di 1,5 trilioni di rubli dal Fondo di previdenza nazionale per progetti mirati, riportando il bilancio in attivo ed evitando la spesa in disavanzo. Sarebbero necessarie molte più risorse per ogni nuova città.

L’attuale attenzione dei politici russi sulle politiche al lato dell’offerta rispecchia le pratiche economiche sovietiche che si concentravano sulla fornitura di investimenti come fattore centrale della crescita. L’idea è che investire in progetti crea domanda, che poi crea posti di lavoro, salari e consumi. Ma questo approccio deve affrontare due limiti strutturali. Per essere efficace richiede un insieme efficace di istituzioni di pianificazione e coordinamento a livello locale, regionale e federale. In secondo luogo, non sempre porta a un aumento dei redditi e dei consumi. Il secondo punto è particolarmente significativo ora, perché l’economia russa è meno complessa del suo predecessore sovietico.

Gli investimenti federali più efficaci tendono a sostenere o a raggrupparsi verso industrie esportatrici che in realtà non impiegano molte persone. Secondo Rosstat, le industrie estrattive russe rappresentavano solo l’1,6% di tutti i posti di lavoro a partire dal 2020, mentre l’agricoltura, la silvicoltura, la caccia e la pesca rappresentavano un altro 6,5%. Queste industrie sostengono la bilancia dei pagamenti nazionale. Sostengono il sistema dei trasferimenti di bilancio federali e mantengono la domanda di beni e servizi specifici del settore. Eppure non generano molto consumo nelle famiglie, quel consumo di cui hai bisogno per rendere praticabile un’iniziativa di costruzione di città. L’anno scorso il settore manifatturiero ha rappresentato il 14% dei posti di lavoro nazionali. Questi “cluster” rischiano di ripetere la struttura dell’economia nazionale a livello cittadino, fornendo una certa domanda di beni e servizi localmente e altrove, ma in un modo che favorisce la stagnazione. Gli investimenti da soli non possono risolvere il problema della domanda.

Gli attuali dibattiti all’interno del Cremlino sulle proposte per reindirizzare verso le famiglie i profitti superiori al previsto degli esportatori attraverso la tassazione per combattere l’inflazione,  sono un utile promemoria dell’incredibile cautela mostrata dai decisori ogni volta che si tratta di aumentare il potere d’acquisto delle famiglie attraverso trasferimenti diretti. La persistente negligenza della domanda come motore di investimento e sviluppo si confonde poi con il potere limitato di istituzioni di pianificazione come il ministero dello Sviluppo Economico e il suo omologo ministero dell’Artico e dell’Estremo Oriente. Le iniziative più importanti vengono affidate a individui e gruppi di interesse influenti o arrivano come proposte di personalità influenti come Shoigu. I progetti possono diventare feudi…  Emerge uno stile deformato e personalista di politiche economiche dal lato dell’offerta che mina la pianificazione razionale.

La proposta di Shoigu e la sua accoglienza finora rivelano questi problemi di efficienza dell’apparato statale. Investire risorse in grandi progetti come quelli accennati da Shoigu può creare domanda e crescita sulla carta, ma finisce per rafforzare nuove catene di approvvigionamento e dipendenze intersettoriali spesso attraverso appalti statali, ordini di produzione influenzati dai cicli di budget, offerte sulla capacità di spedizione e in alcuni casi infrastrutture di proprietà privata destinate a eludere i monopoli di Stato. Il risultato sarebbe quello di incorporare lo sviluppo a lungo termine nelle preferenze di un piccolo gruppo di interessi e di vincolare le scelte dei futuri responsabili politici. La costruzione di città come questa, se si verificherà, sarà la prova del fallimento della pianificazione centrale che sarà pagato dalle città esistenti in tutta la Siberia.

di Nick Trickett

Pubblicato da Riddle

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