da AsiaNews – di Vladimir Rozanskij – Durante la conferenza stampa di fine anno, la rappresentante del presidente dell’Ucraina per la Crimea, Tamila Taševa, ha denunciato l’attivismo dei russi nel mondo islamico, per sostenere una narrativa sulla “Crimea russa” che riesca a superare le visioni tradizionali dei tatari di Crimea, sottoposti a persecuzioni e deportazioni in quanto non assimilabili all’ideologia del regime di Mosca. La Russia sfrutta la sua partecipazione all’Organizzazione della Cooperazione Islamica (Oci), a cui aderisce come osservatore dal 2005, che garantisce a Mosca un approccio condiscendente da parte della galassia dell’Islam, come uno degli alleati nel confronto con l’Occidente. Le élite arabe cercano punti di riferimento per evitare i pericoli di destabilizzazione e la guerra russa sostenuta dai musulmani diventa oggi un elemento di grande rilievo nel gioco delle parti, a partire proprio dalla ri-definizione della Crimea annessa nel 2014.
Posts tagged as “islam”
Qualche tempo fa, Aleksey Navalny si era lamentato del fatto che le autorità del carcere avevano bloccato una serie di libri che lui voleva portare con sé in cella. Tra gli altri volumi, anche un Corano perché, diceva Navalny, “ho capito che per crescere come cristiano devo leggere anche il Corano”. Si è scoperto, poi, che la colonia penale n°2 di Pokrov dove l’agitatore politico è detenuto, ha una piccola ma consistente storia di relazioni con l’islam. Nella colonia, infatti, c’è una sala di preghiera con copie del Corano a disposizione dei detenuti. La decisione di organizzare un luogo per la preghiera dei musulmani e di dotarlo di libri a carattere religioso fu presa nel 2014 perché tra i detenuti c’erano molti migranti arrivati in Russia dall’Asia Centrale in cerca di lavoro. Per un certo periodo ebbero anche un loro imam, un carcerato che si era formato dal punto di vista religioso ad Abu Dhabi.
di Giuseppe Gagliano L’Asia Centrale, oggi composta da cinque Stati indipendenti (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan), è la regione meno studiata al mondo, per molti anni regolarmente dimenticata e poi riscoperta. Situata nel cuore dell’Eurasia, all’incrocio delle antiche Vie della Seta, collega la Cina al Mediterraneo, l’India alla Siberia. Popolata da circa 70 milioni di abitanti, confinante con Cina e India, comprendenti rispettivamente più di un miliardo di abitanti, è ancora oggi, a trent’anni dalla fine dell’Urss, una terra unica. Unicità che deriva dalla sua storia moderna, iniziata con il passaggio sotto il dominio coloniale russo nel XIX secolo e la successiva inclusione nel sistema sovietico, protrattasi per settant’anni anni. Le culture locali prevalentemente musulmane sunnite, con poche isole sciite e cristiane (ortodossi e protestanti, ebrei locali e ashkenaziti), sono state mantenute nonostante la forte russificazione e la secolarizzazione nel XX° secolo, che hanno messo in discussione la loro identità all’indomani dell’indipendenza nel 1992.
di Amedeo Maddaluno In un recente scambio di cinguettii, due famosi giornalisti noti nell’italica infosfera per le loro posizioni ultra-atlantiste e filostatunitensi concordavano sulla scadentissima qualità della saggistica italiana (specie in ambito politico), dichiarando non senza snobismo di preferirle quella anglosassone. “De gustibus non est sputazzellam”, avrebbe loro risposto il Principe De Curtis, in arte Totò: anche noi come lui tiriamo avanti rispetto a certe posizioni massimaliste che, non possiamo non sottolinearlo, fatichiamo a condividere.
di Emanuel Pietrobon – Esiste un Paese dalla posizione geografica unica e dove l’islam ha un’importanza centrale nella vita pubblica e nell’elaborazione della politica estera da parte dei decisori politici. In questo Paese operano più di 5mila organizzazioni islamiche, sono presenti circa 8mila moschee, la popolazione musulmana è maggioritaria in almeno sei Repubbliche e rappresenta tra il 10% e il 20% a livello nazionale. Questo Paese, inoltre, ha un Presidente che regala copie del Corano ai propri alleati e cita alcune delle sure più belle in occasione delle festività pubbliche e per indurre Stati terzi a cessare le ostilità quando si trovano in guerra. Questo Paese, che ad un primo sguardo si potrebbe tentare di localizzare geograficamente in Nord Africa, in Medio Oriente o in Asia meridionale, giace tra l’Europa orientale e l’Asia settentrionale e ha una storia millenaria che, paradossalmente, affonda le proprie radici in una religione che non è l’islam, è il cristianesimo ortodosso. Questo Paese è la Russia.
L’islam è la seconda religione più praticata nella Federazione Russa e conta, secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, almeno 20 milioni di fedeli con 8 mila moschee. I musulmani russi vivono soprattutto in Tatarstan, Bashkortostan e nel Caucaso del Nord. Rilevante, però, è la loro presenza anche in molte grandi città, a cominciare dalla capitale Mosca. Anzi, vi sono studiosi che, analizzando le dinamiche demografiche (il calo generale della popolazione russa e il tasso di natalità più alto delle comunità musulmane), sostengono che i musulmani potrebbero costituire il 50% della popolazione della Federazione entro il 2050.