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Posts tagged as “costituzione”

LA RUSSIA VOTA, MA PER CHE COSA?

di Marco Bordoni   Il 5 febbraio 1997 George Kennan, ispiratore della “dottrina Truman” e della politica di “contenimento” dell’Unione Sovietica nel secondo dopo guerra, firmò per il New York Times un pezzo dal titolo “Un errore fatale” per prendere posizione sul progetto di allargamento a Est della NATO “fino ai confini russi”. La contrarietà dello statista era, in sintesi, così motivata: “Possiamo attenderci che una decisione simile infiammerebbe le tendenze anti occidentali e militariste dell’opinione pubblica russa; che abbia un effetto nocivo sullo sviluppo della democrazia russa; che riporti il clima da guerra fredda nelle relazioni Est-Ovest, e che spinga la politica estera russa in direzione decisamente sgradite”.  Come noto gli avvertimenti di Kennan furono ignorati e la NATO, che pure aveva assolto la sua funzione storica, non solo non venne liquidata, ma venne progressivamente estesa, con l’esplicito disegno di costruire ai danni della Russia un sistema giugulatorio di relazioni talmente sbilanciato da precludere a Mosca qualsiasi ambizione all’indipendenza decisionale (e qui la citazione di un altro eminente statista USA, Zbigniew Brzezinski, si impone).

ALESSANDRO III, ECCO PERCHE’ PIACE A PUTIN

di Marco Bordoni – Un paio di settimane fa, nell’incantevole scenario della reggia di Gatchina, nei sobborghi pietroburghesi, Putin ha inaugurato un monumento ad Alessandro III. Nell’elegante palazzo progettato per Grigorj Orlov da Antonio Rinaldi, lo zar cosiddetto “pacificatore” trascorse gran parte del proprio regno. Non è il primo omaggio di Putin ad Alessandro: nel 2017 aveva tagliato il nastro di una statua simile, piazzata in Crimea, nel palazzo di Levadia, e ne aveva elencato i successi: “Autorità internazionale della Russia rafforzata con la fermezza non con le concessioni, rapida crescita economica di pari passo con un riarmo che ha rafforzato l’esercito e la marina, fioritura di cultura e arte, grazie al richiamo alle tradizioni”.

LUKASHENKO, DECIDE ANCORA LUI

di Maurizio Vezzosi   L’11 e 12 febbraio si è svolta a Minsk l’Assemblea generale bielorussa, evento che si tiene ogni cinque anni e si prefigge di fare un bilancio del piano quinquennale concluso e di approvare quello da inaugurare. Quest’anno ha visto la partecipazione di 2.700 rappresentanti istituzionali di tutti i livelli e di tutti i settori sociali. “Unità, sviluppo, indipendenza” sono state le parole d’ordine dell’Assemblea, presieduta da un Aleksandr Lukashenko ormai al potere da ben 26 anni, e stampati in grandi insegne all’interno e all’esterno del Palazzo della Repubblica, nella centrale Piazza d’Ottobre della capitale.

CELLULARI SENZA SEGRETI SE PASSA LA LEGGE

Il ministero dello Sviluppo Informatico,  diretto dal ministro Maksut Shadaev, ha proposto di rendere possibile la registrazione di informazioni relative alle chiamate da e per i cellulari, il loro costo e la loro durata, nonché sulla posizione dei telefoni cellulari stessi, superando le norme sulla segretezza delle comunicazioni. Il Ministero sta discutendo un apposito progetto di legge con gli operatori del settore e con gli altri dicasteri interessati. Secondo tale progetto,  il ministero dell’Interno, l’FSB e l’UST potrebbero chiedere agli operatori telefonici e ottenere tali informazioni anche senza l’autorizzazione del giudice. Ma se l’idea del Ministero fosse accolta, i dati in tal modo ottenuti non potrebbero essere contestati né espunti dai procedimenti giudiziari. Nel frattempo, lo stesso ministero dello Sviluppo Informatico ha preparato gli emendamenti alla Legge sulle Comunicazioni che, appunto, consentirebbero al ministero degli Affari Interni, all’FSB e all’UST di ottenere i dati sulle telefonate anche senza una decisione del tribunale.

LA RUSSIA E IL COVID: NON UNA CRISI “DA PUTIN” (2)

di Kadri Liik    Tuttavia, paradossalmente, questa non è stata una “buona crisi” per Putin. Non si è distinto e non ne ha tratto beneficio. Una crisi che non consente l’eroismo, ma richiede pazienza e gestione diligente, non si addice a Putin o ai leader autoritari in generale. Il Covid 19 ha ribaltato gran parte dell’agenda di Putin per il 2020. Forse la domanda più interessante è se questo sia successo una o due volte. Forse la sontuosa celebrazione del 75 ° anniversario della fine della seconda guerra mondiale, prevista per maggio, era pensata fin dall’inizio come una specie di festa per l’incoronazione di Putin come potenziale leader della Russia per i prossimi 16 anni. Oppure può essere che il Covid 19, combinato con il calo dei prezzi del petrolio e una più ampia turbolenza nel mondo, abbia scompaginato i piani di Putin di ritagliarsi pian piano un ruolo di secondo piano in politica, spingendolo a cercare il modo di continuare a governare. Questa, almeno, è la spiegazione fornita dal suo portavoce, Dmitry Peskov, il quale ha affermato a marzo che Putin ha preso la decisione perché “la situazione nel mondo è diventata meno stabile”, citando la pandemia, i rischi di “recessione globale”, numerosi “acuti conflitti regionali “e le sanzioni occidentali.

UCRAINA, LA CORTE CHE SFIDA ZELENSKY

Il presidente ucraino Zelensky è deciso a sciogliere la Corte Costituzionale che ha bocciato alcune delle norme anticorruzione recentemente approvate. Una Corte, dice Zelensky, “che crea il caos per denaro”. Una questione spinosa che scuote lo Stato ucraino dalle fondamenta. Ecco perché.