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Posts tagged as “Turchia”

SACHS: LA PACE VERRA’ DAI NEUTRALI

di Jeffrey Sachs       È probabile che né la Russia né l’Ucraina ottengano una vittoria militare decisiva nella guerra in corso: entrambe le parti hanno un ampio spazio per un’escalation mortale. L’Ucraina e i suoi alleati occidentali hanno poche possibilità di cacciare la Russia dalla Crimea e dalla regione del Donbass, mentre la Russia ha poche possibilità di costringere l’Ucraina alla resa. Come ha osservato Joe Biden in ottobre, la spirale dell’escalation segna la prima minaccia diretta di “Armageddon nucleare” dalla crisi dei missili cubani 60 anni fa. Anche il resto del mondo soffre, anche se non sul campo di battaglia. L’Europa è probabilmente in recessione. Le economie in via di sviluppo lottano con l’aumento della fame e della povertà. I produttori di armi americani e le grandi compagnie petrolifere raccolgono guadagni inaspettati, anche se l’economia americana nel suo complesso peggiora. Il mondo deve sopportare una maggiore incertezza, catene di approvvigionamento interrotte e terribili rischi di escalation nucleare. Ciascuna parte potrebbe optare per una guerra continua nella convinzione di ottenere un vantaggio militare decisivo sul nemico. Almeno una delle parti si sbaglierebbe in una tale visione, e probabilmente entrambe. Una guerra di logoramento devasterà entrambe le parti.

VICINO ORIENTE, LA TELA DI MOSCA

di Pietro Pinter      Mentre continua ad infuriare la guerra in Ucraina, una regione in costante ebollizione, il Vicino Oriente, riceve grandi attenzioni da Mosca, che sta cercando sia di “mettere al sicuro” le sue posizioni sia di ridurre l’influenza angloamericana in una zona del mondo cruciale per i suoi interessi. Il primo e più importante quadrante in cui Mosca opera è quello siriano. In Siria, da anni la Russia sta cercando di facilitare la normalizzazione dei rapporti tra Damasco e i suoi vicini regionali, ponendosi come protettrice dell’integrità territoriale del Pese ma anche come forza bilanciatrice tra i tre attori regionali che hanno forti interessi in Siria e strumenti per tutelarli: Iran, Turchia e Israele. Il primo un vero alleato, gli altri invece partner necessari per garantire un minimo livello di stabilità alla Siria e all’interesse russo fondamentale: un accesso sicuro al Mediterraneo Orientale tramite la base navale di Tartus, acquisita subito dopo l’intervento nella guerra civile del 2011.

ARMENIA, IL VOTO SULLE FERITE DELLA GUERRA

di Maurizio Vezzosi da Erevan (Armenia) – Arrivata alle elezioni politiche, l’Armenia si trova a fare i conti con una situazione assai complessa: la piccola Repubblica ex sovietica è andata al voto in un clima di forte risentimento nei confronti della propria classe politica e al tempo stesso di disillusione. La sconfitta nella guerra dello scorso autunno con il vicino Azerbaijan ha lasciato ferite profonde a livello sociale, politico ed economico. L’affermazione azera nella regione del Karabakh ha provocato la perdita del controllo di centrali idroelettriche e di vaste aree di territorio agricolo particolarmente fertile, oltre che importanti sotto un profilo simbolico e culturale.

PRONTO, MI PASSA L’ ASSASSINO?

Ieri, su Facebook, ho pubblicato questo post: “Credo di intuirne le ragioni vere, quelle poco esibite. Ma la strategia di “Putin è un assassino” o “Erdogan è un dittatore” pare buona soprattutto per i gonzi. A che serve? Dubito che Erdogan e Putin stiano svegli la notte a chiedersi perché Draghi e Biden non gli vogliano bene. Poi, certo, a Putin dai dell’assassino ma ti ritrovi a sperare che non invada l’Ucraina, a Erdogan dai del dittatore e speri che non ci prenda un’altra volta a calci in bocca in Libia. Conviene? Infine. Dici che Putin è un assassino ma ti abbracci con George Bush Jr., che mentì al mondo per invadere l’Iraq e far morire centinaia di migliaia di persone. Dai del dittatore a Erdogan e nelle stesse ore consegni (in cambio di quattrini sonanti e diritti di sfruttamento dei giacimenti del gas) una seconda fregata al presidente egiziano Al-Sisi, che non pare più tenero del Rais di Ankara. Farai così anche con Xi Jinping e con Mohammed bin-Salman? O davvero siamo ancora lì con la storiella che il nostro puzzone va bene e contribuisce al sol dell’avvenire mentre quello altrui fa schifo? Che noi difendiamo i valori? Arridatece la Realpolitik, quella cinica e terra terra, faccio questo perché mi conviene. Perché quest’altra Politik non è meno Real ma molto più ipocrita”.

TURCHIA E RUSSIA, NERVI TESI SULLA SIRIA

di Marianna Velen’kaya      Gli accordi sulla Siria tra i presidenti della Federazione Russa e della Turchia, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan, rischiano di naufragare. L’opposizione siriana accusa i militari russi di aver colpito Idlib. Allo stesso tempo, Ankara chiede a Mosca di fermare gli attacchi delle forze governative siriane nelle aree controllate dalla Turchia nel Nord della Siria. Anche Mosca ha motivi per lamentarsi: l’aviazione turca ha colpito la provincia di Raqqa per la prima volta in 17 mesi. E l’esercito russo è insoddisfatto delle azioni delle formazioni filo-turche.

ASIA CENTRALE, IL GIGANTE FRAGILE

di Giuseppe Gagliano     L’Asia Centrale, oggi composta da cinque Stati indipendenti (Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan e Tagikistan), è la regione meno studiata al mondo, per molti anni regolarmente dimenticata e poi riscoperta. Situata nel cuore dell’Eurasia, all’incrocio delle antiche Vie della Seta, collega la Cina al Mediterraneo, l’India alla Siberia. Popolata da circa 70 milioni di abitanti, confinante con Cina e India, comprendenti rispettivamente più di un miliardo di abitanti, è ancora oggi, a trent’anni dalla fine dell’Urss, una terra unica. Unicità che deriva dalla sua storia moderna, iniziata con il passaggio sotto il dominio coloniale russo nel XIX secolo e la successiva inclusione nel sistema sovietico, protrattasi per settant’anni anni. Le culture locali prevalentemente musulmane sunnite, con poche isole sciite e cristiane (ortodossi e protestanti, ebrei locali e ashkenaziti), sono state mantenute nonostante la forte russificazione e la secolarizzazione nel XX° secolo, che hanno messo in discussione la loro identità all’indomani dell’indipendenza nel 1992.

CAUCASO, L’AMBIZIONE DELLA TURCHIA

di Maurizio Vezzosi  Duemila militari russi si interpongono tra le forze armene dell’Artsakh e le forze azere: queste ultime hanno riconquistato porzioni consistenti del territorio del Nagorno Karabakh, rivendicato sin dallo sgretolamento dell’Unione Sovietica. Privi del deterrente della forza d’interposizione russa o di un’alternativa altrettanto consistente, i precedenti accordi mediati tra le parti non erano riusciti in alcun modo a fermare i combattimenti tra le due fazioni, protrattisi per circa un mese e mezzo, al prezzo di oltre cinquemila morti e di un incendio nel Caucaso.