Press "Enter" to skip to content

Posts tagged as “SIRIA”

UNITA’ 8200, L’ORECCHIO DI ISRAELE

La Unita’ 8200 delle Forze di Difesa Israeliane, con la sua vasta esperienza nell’intercettazione, decodifica di segnali e operazioni cibernetiche, svolge un ruolo cruciale nell’ambito della sicurezza nazionale di Israele, specialmente nel contesto del protratto conflitto con la Palestina. Questa unità d’élite, paragonabile alla National Security Agency (NSA) americana per le sue capacità di sorveglianza elettronica e guerra cibernetica, ha dimostrato di essere un attore chiave nel raccogliere informazioni vitali che influenzano le decisioni strategiche e militari di Israele.

HEZBOLLAH E L’ARSENALE RIFORNITO DALL’IRAN

di Giuseppe Gagliano – Hezbollah si identifica come un movimento rivoluzionario impegnato nel contrasto a Israele, avendo come scopo dichiarato la distruzione dello Stato israeliano, una posizione ideologica condivisa con l’Iran. Quest’ultimo percepisce Israele come una minaccia diretta alla propria sicurezza e per questo sostiene gruppi come Hezbollah e Hamas. Inoltre, Hezbollah si autodefinisce difensore del territorio libanese, rispondendo attivamente ai conflitti territoriali e alle incursioni israeliane. Un altro obiettivo significativo per Hezbollah è la liberazione dei prigionieri detenuti in Israele. Nonostante l’intenzione dichiarata di combattere Israele, Hezbollah ha motivi per procedere con cautela, inclusa la necessità di mantenere e potenzialmente espandere il proprio sostegno in Libano, evitando azioni che potrebbero minare la sua base di supporto non sciita.

IRAN, LE ALTRE ARMI PER COLPIRE ISRAELE

di Giuseppe Gagliano – L’azione offensiva dell’Iran deve essere interpretata come puramente dimostrativa soprattutto perché l’attacco non ha provocato danni significativi in Israele. Nonostante l’uso di un gran numero di droni, missili da crociera e missili balistici, la maggior parte di questi è stata intercettata dalle difese aeree israeliane, procurando danni minimi. Questo suggerisce che l’attacco potrebbe essere stato progettato per mostrare la capacità militare dell’Iran o per rispondere a specifiche azioni israeliane ma senza voler causare un conflitto più esteso. La rappresentanza di Teheran presso le Nazioni Unite ha indicato infatti che l’azione era intesa come una risposta legittima e limitata all’aggressione di Israele, suggerendo che la Repubblica islamica non cercava un’escalation ma era pronta a reagire se provocata ulteriormente.

IL GENERALE: LA RUSSIA SERVE A ISRAELE”

dal Jerusalem Postdi Nick Kolyohin – Israele non dovrebbe danneggiare le proprie relazioni con la Russia, vista la lunga storia di cooperazione e il ruolo di Mosca in Medio Oriente. In mezzo a tutte le tensioni sulla scena internazionale e alle difficoltà che sia la Russia sia Israele si trovano ad affrontar e oggi nelle loro relazioni, Mosca gioca ancora un ruolo importante in Medio Oriente. Quindi Israele dovrebbe mantenere buone relazioni sia con gli Stati Uniti (come partner essenziale) sia con la Russia (che ha un certo livello di influenza su Siria e Iran). Israel “Relik” Shafir, generale di brigata (in riserva), fu uno degli otto piloti selezionati per la missione di bombardamento del reattore nucleare di Osirak, in Iraq, il 7 giugno 1981. Ha trascorso 31 anni come pilota e comandante nell’aeronautica israeliana, compresi periodi come comandante della scuola di pilotaggio della base aerea di Hatzor e della base aerea di Tel Nof.

NETANYAHU E PUTIN, IL PATTO

Sia chiaro, pareri solidi e certezze sono merce rara, e sarebbe tanto bello averne, con quel che succede dall’Ucraina a Gaza. Eppure, ci stiamo facendo l’idea che se in Medio Oriente non è ancora venuto giù tutto sia perché sta tenendo il patto tra Russia e Israele, e in particolare tra Vladimir Putin e Benjamin “Bibi” Netanyahu. Strano? No, per niente. Almeno per chi prova a guardare oltre le stentoree dichiarazioni di principio, che vano bene per i giornali ma nella politica internazionale contano fino alla dichiarazione successiva e di tenore opposto.

SIRIA, RISCHI DI GUERRA PER LA RUSSIA?

Torniamo a occuparci della Siria. Il Paese rischia di deflagrare o di riprecipitare in una guerra civile su vasta scala di cui, peraltro, si avvertono da settimane le avvisaglie e che potrebbe coinvolgere anche le forze armate russe, presenti nel Paese dal 2015 e tuttora molto attive, nonostante qualche regola d’ingaggio un po’ meno elastica e qualche riduzione di uomini e mezzi. Il tutto mentre la popolazione soffre per una situazione economica disastrosa, che il Presidente Assad non riesce in alcun modo a governare, stretto tra la corruzione dei vertici politici, l’inefficienza dell’apparato burocratico e il peso delle sanzioni. L’ultimo provvedimento è stato raddoppiare i salari e ridurre i sussidi su carburanti e gasolio. Poca roba visto che il dollaro oggi vale 14 mila lire siriane, mentre prima della guerra era quotato a 52.

SIRIA, UN ROMPICAPO PER IL CREMLINO

di Giuseppe Gagliano       L’offerta della Siria di ripristinare le relazioni diplomatiche con i Paesi vicini ha subito un duro colpo a fine gennaio, quando la sua riammissione alla Lega Araba è stata nuovamente rinviata dal segretario generale dell’organizzazione Ahmed Aboul Gheit. Sia il Qatar sia l’Arabia Saudita sono contrari al fatto che la Siria sia autorizzata a tornare, nonostante Alexander Lavrentiev, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin per la Siria, abbia visitato Riyadh il 20 gennaio per difendere la causa del presidente siriano Bashar Al Assad.

VICINO ORIENTE, LA TELA DI MOSCA

di Pietro Pinter      Mentre continua ad infuriare la guerra in Ucraina, una regione in costante ebollizione, il Vicino Oriente, riceve grandi attenzioni da Mosca, che sta cercando sia di “mettere al sicuro” le sue posizioni sia di ridurre l’influenza angloamericana in una zona del mondo cruciale per i suoi interessi. Il primo e più importante quadrante in cui Mosca opera è quello siriano. In Siria, da anni la Russia sta cercando di facilitare la normalizzazione dei rapporti tra Damasco e i suoi vicini regionali, ponendosi come protettrice dell’integrità territoriale del Pese ma anche come forza bilanciatrice tra i tre attori regionali che hanno forti interessi in Siria e strumenti per tutelarli: Iran, Turchia e Israele. Il primo un vero alleato, gli altri invece partner necessari per garantire un minimo livello di stabilità alla Siria e all’interesse russo fondamentale: un accesso sicuro al Mediterraneo Orientale tramite la base navale di Tartus, acquisita subito dopo l’intervento nella guerra civile del 2011.

IL FATTORE ISLAM TRA RUSSIA E UCRAINA

Agisce un «fattore islam» nella guerra tra Russia e Ucraina? La risposta è sì. Perché la Russia è un Paese multietnico e multiconfessionale, e lo è dai tempi in cui Ivan il Terribile allargò i confini della Moscovia sottomettendo i khanati tatari di fede islamica. Perché l’islam, dal punto di vista della cultura religiosa, è la seconda componente più diffusa nel Paese dopo l’ortodossia cristiana. Perché l’islam, nel bene e nel male, è sempre stato un fattore importante sul versante Sud della Federazione, sia all’interno (i popoli che abitano da secoli il Caucaso) sia all’esterno (il confronto, anch’esso vecchio di secoli, con la presenza turca o turcofona). E bisogna rispondere di nuovo sì perché la proiezione verso i Paesi islamici, in particolare quelli del Medio Oriente, è stata una caratteristica costante dei lunghi anni di potere di Vladimir Putin. Il suo predecessore, Boris Eltsin, non ne aveva mai visitato uno. Putin, in pratica, li ha visitati tutti. E ha impegnato il proprio Paese nella guerra tuttora in corso in Siria.

WAGNER, PARAMILITARI UN TEMPO PREZIOSI. ORA…

di Giuseppe Gagliano     Nella strategia russa, la proiezione dei mercenari all’estero sembra derivare principalmente da un calcolo a breve termine, più che da un investimento politico a lungo termine. Il tema è arrivato sulla scena internazionale nel 2014, durante la crisi ucraina, quando gli uomini del gruppo Wagner sono comparsi in gran numero accanto ai separatisti nella regione di Lugansk. Se inizialmente erano assimilati agli uomini del GRU, il servizio di intelligence militare russo, questi paramilitari si sono distinti in diverse azioni in Crimea e Donbass contro i lealisti ucraini. La loro mobilitazione fa parte della strategia di Mosca per rafforzare la propria influenza politica e strategica evitando di apparire apertamente in prima linea. Queste forze “volontarie” irregolari  riducono il numero e la visibilità sul terreno dei soldati professionisti dell’esercito russo. Inoltre, il confine poroso tra il settore pubblico e i gruppi privati ​​facilita il trasferimento di personale addestrato e rapidamente schierabile.