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FORZE SPECIALI, ARMA A DOPPIO TAGLIO PER LUKASHENKO

Dmitri Pavlichenko, ex veterano delle forze speciali e figura influente in Bielorussia, gioca un ruolo cruciale nell’élite paramilitare del Paese, che rafforza il sostegno al regime di Lukashenko attraverso l’associazione veterani Chest e il reclutamento per il corpo di riserva delle forze speciali. La sua influenza si estende alla rivista Spetsnaz, che serve da piattaforma per figure chiave come quella di Nikolaj Karpenkov, vice ministro degli Interni e comandante delle truppe del Ministero.

Pavlichenko ha avuto un ruolo fondamentale nella militarizzazione delle truppe interne, creando forze speciali d’élite che rafforzano l’infrastruttura di sicurezza bielorussa. Tuttavia, i suoi metodi hanno generato controversie e frizioni, specialmente con il KGB, riflettendo una rete complessa di lealtà e tensioni all’interno dell’apparato di sicurezza bielorusso. Il suo arresto nel 2000, seguito da un rilascio per intervento di Lukashenko, sottolinea la dinamica delicata tra le forze di sicurezza e il potere politico. La figura di Pavlichenko e le dinamiche all’interno dell’élite paramilitare bielorussa rivelano l’importanza critica delle forze speciali e della sicurezza nel mantenimento del potere di Lukashenko. Questo scenario sottolinea come in regimi autoritari, le élite militari e di sicurezza siano strumentali sia nella repressione delle proteste sia nel garantire la stabilità politica. Le tensioni interne e le alleanze all’interno dell’apparato di sicurezza possono riflettere e influenzare la politica interna ed esterna del Paese.

La centralità di queste figure e la loro lealtà al regime indicano una potenziale vulnerabilità: la dipendenza da un gruppo ristretto di forze speciali militari e di sicurezza per la sopravvivenza politica può portare a una stabilità precaria, soggetta a cambiamenti rapidi in caso di spostamenti negli schieramenti interni. Non a caso lo stesso Karpenkov è stato anche definito “il nuovo Prigozhin”. Inoltre, queste dinamiche bielorusse hanno implicazioni più ampie per la regione, dato che le tensioni politiche e le proteste possono influenzare le relazioni con altre nazioni, in particolare con la Russia e i Paesi dell’Unione Europea, modificando così l’equilibrio geopolitico nell’area.

di Giuseppe Gagliano

Presidente del Centro Studi Strategici Carlo De Cristoforis (CESTUDEC)

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