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LASCIA LA LUNA E TIENITI L’UCRAINA

di Henry Olsen   Il recente annuncio che Cina e Russia intendono cooperare per costruire una stazione di ricerca sulla Luna è inquietante. Sebbene gli effetti immediati siano minimi, è ancora un altro segno che Mosca e Pechino si stanno avvicinando a un’alleanza di fatto contro l’Occidente. In sé e per sé la stazione di ricerca lunare nutre poca importanza e non comporta minacce immediate. Nessuno dei due Paesi ha la capacità di costruire una simile struttura. E gli stessi progetti suggeriscono che non potrebbe essere costruita fino a un qualche anno dopo il 2030, con un’attività umana significativa e duratura ancora più lontana nel futuro. Gli americani non devono pensare di doversi presto confrontare con qualche segretissimo laser cinese o altre armi collocate sulla Luna.


Ci sono anche forti segnali che gli Stati Uniti potrebbero costruire una propria base sulla Luna anche prima di quella data. Il progetto Artemis della NASA prevede il ritorno degli esseri umani sulla Luna entro il 2024. Prevede anche di costruire una base lunare orbitante permanente, chiamata Gateway, come parte di questo progetto. Otto nazioni, tra cui Regno Unito, Italia, Giappone e Emirati Arabi Uniti, hanno accettato di collaborare a questo sforzo. La dichiarazione russo-cinese, quindi, potrebbe essere tanto uno sforzo di propaganda per contrastare il consorzio guidato dagli Stati Uniti quanto l’annuncio di una seria impresa comune con obiettivo la Luna.

Ma già questo è un segno preoccupante. La Russia e la Cina, in questi ultimi dieci anni, si sono unite in un abbraccio sempre più stretto. La Russia vende alla Cina, un tempo sua rivale, armi militari avanzate che in molti casi sono ancora superiori alla tecnologia di fabbricazione cinese. Le forze armate delle due nazioni hanno condotto esercitazioni militari congiunte, inclusa un’esercitazione tripartita con l’Iran nell’Oceano Indiano il mese scorso. Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a non escludere un’alleanza militare formale con la Cina nel prossimo futuro.

L’emergere di un asse Mosca-Pechino-Teheran dovrebbe preoccupare il presidente Biden. Questo asse ha una portata globale che potrebbe minacciare gli interessi degli Stati Uniti in tutto il mondo. Immaginiamo uno scenario in cui forze sostenute dalla Russia minano i vicini Paesi della NATO proprio mentre i delegati iraniani minacciano Israele o gli Stati arabi nel Golfo Persico e la Cina minaccia Taiwan o le nazioni che si oppongono alle sue rivendicazioni nel Mar Cinese Meridionale. Gli Stati Uniti hanno spesso difficoltà a gestire una crisi; cosa succederebbe se dovesse gestirne tre o quattro contemporaneamente? Questa è la sfida più importante che Biden deve affrontare. Può scegliere di trattare “l’asse del male” come un fatto compiuto e cercare di affrontarlo con la maggiore forza degli Stati Uniti e una solida struttura di alleanze globali disposte a impegnarsi in questo obiettivo. Può cercare di dividere i Paesi dell’asse cercando di allontanare la Russia dal piano inclinato verso la Cina, ma ciò richiederebbe inevitabilmente di fare concessioni alla Russia, come il dominio sull’Ucraina o forse anche il ritiro delle forze NATO dai Paesi baltici nostri alleati. Oppure può scegliere di ignorare i segnali di pericolo, mascherando la gravità della sfida con parole che non sono supportate da maggiori capacità degli Stati Uniti.

I segnali finora sono contrastanti. Biden ha detto agli alleati europei che “l’America è tornata”, ma resta da vedere cosa significhi in riferimento alla posizione degli Stati Uniti nei confronti della Russia. In Medio Oriente, anche il Segretario di Stato Antony Blinken cerca di avere entrambe le cose, dicendo a Israele che gli Stati Uniti supportano le sue esigenze di sicurezza mentre esplorano anche i modi per convincere l’Iran a rientrare nell’accordo nucleare dell’era Obama a cui Israele si oppone con veemenza. Le politiche di Biden in Asia sono state un po’ più chiare, poiché ha placato le relazioni con la Corea del Sud risolvendo una disputa dell’era Trump su quanto il nostro alleato paga per sostenere le basi americane sul suo territorio. Gli Stati Uniti hanno anche partecipato, questa settimana, al primo incontro con India, Giappone e Australia, noto insieme come “il Quad”. I falchi cinesi sperano che questa si trasformi in una solida alleanza in opposizione all’espansione cinese.

Nessuna di queste iniziative, tuttavia, avrà importanza se gli Stati Uniti non cominceranno a reinvestire nella sicurezza nazionale e nello spazio. Nonostante gli aumenti di bilancio durante l’amministrazione Trump, la spesa per la Difesa degli Stati Uniti rimane vicina al minimo post-1960 come percentuale del PIL. Non è assolutamente sufficiente, visti gli impegni e gli interessi globali degli Stati Uniti. Anche il budget della NASA si è ridotto nel corso degli anni. Ora spende meno della metà in valore costantete rispetto agli anni Sessanta, quando il progetto Apollo era in pieno svolgimento. Gli Stati Uniti non possono affrontare un asse guidato da Pechino senza aumenti significativi in entrambi i bilanci. Il primo satellite della Cina trasmise al mondo, nel 1970, l’inno dell’era Mao “L’Oriente è rosso”. Speriamo che una stazione di ricerca lunare sino-russa non canti una melodia simile.

di Henry Olsen

Pubblicato da Washington Post

 

 

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One Comment

  1. Carlo Geneletti Carlo Geneletti 17 Marzo 2021

    un articolaccio, d’altra parte cosa t’aspetti dal Washpost?
    Cominciamo dall’inizio. Se un’alleanza tra Russia e Cina si farà, la colpa, o il merito ce l’ha l’Occidente, che non ha fatto che assalire entrambe i paesi nel corso del decennio passato. Tra Cina e Russia non è corso buon sangue da una cinquantina d’anni. Se ora si parla di alleanza è perché entrambe si sentono minacciate. Giustamente. Perché lo sono: dall’avventurismo e aggressività USA e NATO. Che ci fa la NATO in Asia? Non dovrebbe difendere l’Europa dalla Russia (se ce ne fosse bisogno, visto che SOLO la GB spende come la Russia in armi)? Eppure Stoltenberg insiste perché la NATO abbia un ruolo anche in Asia.
    Secondo, proprio perché è difensiva, l’alleanza Cina Russia non minaccia nessuno. La Russia non ha né le risorse né la volontà di minacciare Ucraina o paesi baltici. E’ il Washpost che agita la fantomatica minaccia.
    E per ultimo, si sente nelle parole di Mr. Olsen il senso di superiorità che abbiamo noi occidentali nei confronti dei “gialli”. Mr. Olsen sostiene che Russia e Cina non hanno la tecnologia per fondare una colonia sulla Luna. Beh, non ne sarei tanto sicuro. La Cina e, in misura minore, la Russia, hanno dimostrato di bagnare il naso degli USA in diverse scienze. E, in entrambe i casi, c’è lo stato che incoraggia gli sforzi degli scienziati. Nel mondo del libero mercato, dove sono razzi di un imprenditore che portano gli astronauti sulla base spaziale, l’appoggio dello stato può rivelarsi fondamentale.
    Non è un articolo che mi piaccia leggere su Lettera da Mosca.

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