Il Levada Center, forse il più prestigioso e affidabile istituto di studio della pubblica opinione in Russia, ha realizzato il classico sondaggio su quelli che i russi considerano “i più seri problemi” del Paese. Due cose da notare. Nella lista non figura il Coronavirus, relegato tra le varie ed eventuali. E tocca il livello più basso degli ultimi dodici anni il problema della disuguaglianza sociale, indicata come un “problema” solo dal 28% degli interpellati quando nel 1998 era il 41% ad additarla.
Un ampio gap tra i ricchi e i poveri, in Russia, è sempre esistito. Poco prima della rivoluzione d’Ottobre, come spiega Thomas Piketty, il 10% più ricco controllava tra il 45 e il 50% della ricchezza nazionale. In epoca sovietica ci fu, ovviamente, un calo drastico al 15-20%, mentre negli anni Novanta, dopo il crollo dell’Urss, il famoso 10% di ricchi potè tornare a godersi circa metà della ricchezza nazionale.
Nel 2015, secondo alcune fonti, 111 persone arrivarono a disporre del 19% della ricchezza totale russa. Di recente, sempre secondo le analisi di Piketty, l’1% dei russi meglio pagato incassava i 20-25% del monte salari totale. Mentre secondo altre analisi, la solita fascia del 10% dei più ricchi è arrivata a controllare l’87% della ricchezza nazionale. Il che farebbe della Russia il più “disuguale” tra i maggiori Paesi del mondo, anche più degli Usa.
Stando ai sondaggi, però, i russi non la pensano così. O non se ne accorgono. O non ci badano. O non è vero. Mistero. LdM
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