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GIOVANI RUSSI, SENZA VISTO NELLA UE

Proprio mentre l’Unione Europea sta discutendo nuove sanzioni da infliggere alla Russia per il “caso Navalnyj”, un gruppo di giornalisti occidentali e russi non banali dibatte in Rete questo tema: le sanzioni non fanno che rafforzare Vladimir Putin e i suoi, per battere la loro narrazione sulla “russofobia” dell’Occidente bisognerebbe concedere libero ingresso nella Ue ai giovani russi sotto i 25 anni.

NORD STREAM 2: LA POLONIA ATTACCA LA RUSSIA MA MIRA ALLA UE

di Fulvio Scaglione

“Il lancio di Nord Stream 2 minaccia la continuità delle forniture di gas naturale alla Polonia. È anche molto probabile che inneschi un aumento dei prezzi, a danno dei consumatori polacchi. Il completamento del progetto aumenta la dipendenza dal gas russo: non solo per la Polonia, ma anche per altri Paesi europei. È inverosimile che delle corporation occidentali non lo capiscano e partecipino a un’impresa che non soltanto disturba la competizione nel mercato, ma costituisce pure una minaccia per la sicurezza energetica europea“. Con queste motivazioni, e a dispetto del fatto che Finlandia, Svezia, Danimarca e Germania (ovvero i Paesi per le cui acque territoriali il gasdotto dovrebbe passare) abbiano dato l’assenso, Tomasz Chrostny, presidente dell’Ufficio per la Concorrenza e la Protezione dei consumatori della Polonia, ha inflitto una multa record a Gazprom.

LA BIELORUSSIA ABBANDONATA DA TUTTI

di Fulvio Scaglione
Per la sesta domenica consecutiva le strade di Minsk, capitale della Bielorussia, hanno assistito alle manifestazioni pacifiche degli oppositori e all’intervento, spesso brutale, delle forze di sicurezza che il presidente Lukashenko lancia contro i cortei che inalberano la bandiera bianco-rosso-bianca. Le letture che in Occidente si danno di questa crisi sono quasi sempre inutilmente arzigogolate. E lo sono sia quelle di chi segue le proteste con simpatia sia quelle di chi, invece, le osteggia. Non è vero che la crisi della Bielorussia ricorda quella della Polonia degli anni Ottanta o quella dell’Ucraina dell’Euromaidan del 2014. Per una ragione molto semplice: non c’è, nelle proteste di Minsk, quel marcato tono anti-sovietico o anti-russo che ha caratterizzato gli eventi di Danzica e di Kiev.