di Andrey Kolesnikov Sono passati quasi sessant’anni da quando il corpo imbalsamato di Yosip Stalin fu segretamente rimosso dalla teca nel mausoleo sulla Piazza Rossa e sepolto sotto le mura del Cremlino. Eppure il dittatore sovietico, responsabile della morte di milioni di sovietici, si rifiuta di rimanere morto e sepolto. Nel maggio 2021, il 56% dei russi intervistati dal Levada Center concordava sul fatto che Stalin fosse “un grande leader”, il doppio rispetto al 2016, quando la stalinizzazione della coscienza di massa era già una chiara tendenza da diversi anni. Il guaio è che il pantheon degli dei sovietici è obsoleto da prima dei giorni della perestrojka, ma non è stato sostituito da nuovi eroi. C’è sempre il presidente Vladimir Putin, certo, ma anche lui ha perso metà del suo fascino come grande figura storica negli ultimi anni: nel 2017, il 32% dei russi intervistati considerava il Presidente la figura più importante della storia russa, lassù con il poeta Alexander Pushkin, e superato solo da Stalin. Ora, con il 15%, è solo tra i primi cinque, dietro a Pietro il Grande e appena davanti a Yury Gagarin, il primo uomo nello spazio.
Posts tagged as “repressione”
Tra Russia e Lituania può scoppiare una grave crisi diplomatica. Tutto a causa di un tenente e dei fatti del 13 gennaio 1991. Nel marzo del 1990, infatti, il Parlamento lituano aveva proclamato l’indipendenza. Dopo vari tentativi di bloccare il processo e far rientrare la crisi, Mikhail Gorbaciov rivolse (10 gennaio 1991) un ultimatum affinché Vilnius riconoscesse la sovranità sovietica, minacciando un intervento militare. Nei giorni successivi la popolazione lituana cominciò a raccogliersi intorno alla sede della televisione e del Parlamento finché il 13 gennaio le truppe e i corpi speciali sovietici, appoggiati da mezzi corazzati, passarono all’attacco. Nelle operazioni per disperdere la folla morirono 13 persone e altre 140 furono ferite. Uno dei carri armati sovietici era comandato, appunto, dal ventiduenne tenente Yuriy Mel’.
Repressione. Anzi, feroce repressione. Questa l’espressione più usata dai media occidentali per raccontare le reazione delle forze dell’ordine russe di fonte ai manifestanti “pro Navalny” scesi in piazza il 23 e il 31 gennaio. Secondo i dati dell’Ong progressista e liberale russa Ovd-Info, nel primo caso sono state arrestate più di 4 mila persone, nel secondo 5.754. Prima ancora, altri arresti: quando Navalny era stato fermato in aeroporto al ritorno dalla Germania (69 persone) e quando il Tribunale aveva confermato l’arresto (73), avviando così la procedura giudiziaria che avrebbe portato Navalny alla condanna a due anni e otto mesi di carcere. Stiamo parlando, ovviamente, di dati relativi alla Russia intera (140 milioni di abitanti).