Non c’è mai voluto molto per farsi dare, con disprezzo, del “putiniano”. A me è bastato scrivere, in anni passati, che Vladimir Putin godeva in patria di un consenso reale (oltre, ovviamente, a quello costruito dal sistema), cosa che era lapalissiana già allora ma che col tempo è apparsa evidente. E che la Russia, nel confronto con l’Occidente e con gli Usa in particolare, aveva dei torti ma non tutti i torti. Ovviamente con il 24 febbraio tutto è cambiato. Ma l’ossessione per i putiniani, per la propaganda del Cremlino, per l’azione di quinte, seste e settime colonne della causa russa no. Anzi, è cresciuta in misura esponenziale. La cosa non cessa di stupirmi. Tutta la stampa nazionale e internazionale è compattamente schierata con l’Ucraina. Idem per le Tv, statali o private. La Rete: sono su Twitter e cerco di seguire il più possibile, ma la proporzione dei tweet che visualizzo è di uno a dieci almeno. Uno filorusso per dieci filoucraini.
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di Dan Peleschuk Da quando è entrato in carica nel 2019, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato spesso accusato di essere una marionetta schiava degli interessi degli oligarchi, un populista che non vuole o non può sa contrastare l’influenza russa che lacera il suo Paese. Quindi il suo recente giro di vite sui media filo-russi è stato una sorpresa per tutti. Il 2 febbraio, con pochi tratti di penna, Zelenskyj ha firmato i decreti che hanno bloccato tre televisioni filo-russe in Ucraina. La mossa era stata proposta dal Consiglio ucraino per la sicurezza e la difesa nazionale. Zelensky ha proseguito l’epurazione mediatica con un tweet in cui diceva che “l’informazione oggi è un’arma potente come i carri armati o i missili”.