di Giuseppe Gagliano – Hezbollah si identifica come un movimento rivoluzionario impegnato nel contrasto a Israele, avendo come scopo dichiarato la distruzione dello Stato israeliano, una posizione ideologica condivisa con l’Iran. Quest’ultimo percepisce Israele come una minaccia diretta alla propria sicurezza e per questo sostiene gruppi come Hezbollah e Hamas. Inoltre, Hezbollah si autodefinisce difensore del territorio libanese, rispondendo attivamente ai conflitti territoriali e alle incursioni israeliane. Un altro obiettivo significativo per Hezbollah è la liberazione dei prigionieri detenuti in Israele. Nonostante l’intenzione dichiarata di combattere Israele, Hezbollah ha motivi per procedere con cautela, inclusa la necessità di mantenere e potenzialmente espandere il proprio sostegno in Libano, evitando azioni che potrebbero minare la sua base di supporto non sciita.
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dal Jerusalem Post – di Nick Kolyohin – Israele non dovrebbe danneggiare le proprie relazioni con la Russia, vista la lunga storia di cooperazione e il ruolo di Mosca in Medio Oriente. In mezzo a tutte le tensioni sulla scena internazionale e alle difficoltà che sia la Russia sia Israele si trovano ad affrontar e oggi nelle loro relazioni, Mosca gioca ancora un ruolo importante in Medio Oriente. Quindi Israele dovrebbe mantenere buone relazioni sia con gli Stati Uniti (come partner essenziale) sia con la Russia (che ha un certo livello di influenza su Siria e Iran). Israel “Relik” Shafir, generale di brigata (in riserva), fu uno degli otto piloti selezionati per la missione di bombardamento del reattore nucleare di Osirak, in Iraq, il 7 giugno 1981. Ha trascorso 31 anni come pilota e comandante nell’aeronautica israeliana, compresi periodi come comandante della scuola di pilotaggio della base aerea di Hatzor e della base aerea di Tel Nof.
Al momento in cui scrivo queste righe, il computo dei morti a Dnipro ha raggiunto quota 45. E prima di qualunque equivoco, va detto che la responsabilità di questa orrenda strage di civili ricade tutta sulla Russia. Sulla sua leadership politica e militare. E non ha nessuna importanza se il missile, come persino certe fonti ucraine hanno ammesso in ipotesi, non era diretto sul palazzo ma altrove, ed è stato deviato sul palazzo da un colpo della contraerea. Se lanci un’invasione, sei responsabile della guerra che ne deriva. Se lanci un missile, sei responsabile di dove cade. Altro non c’è. Detto questo, mi pare comunque incredibile che ci siano ancora così tante persone pronte a ribadire la retorica della vittoria, della “pace giusta” (che è, come ci spiegano, quella decisa dagli ucraini), in sostanza dell’umiliazione strategica della Russia attraverso la sconfitta sul campo, del naufragio della sua economia tramite le sanzioni, del crollo dei suoi assetti di potere a causa del costo della guerra e, per i più ottimisti, della disgregazione della sua unità federale. Senza che mai, nemmeno una volta, ci si interroghi su quale sia il prezzo che siamo disposti a pagare, e soprattutto a far pagare agli altri, per raggiungere questo obiettivo. Sempre ammesso che l’obiettivo sia raggiungibile.
Il 4 aprile del 1949, cioè oggi 72 anni fa, veniva fondata l’Alleanza Atlantica, la Nato. Il ministero degli Esteri della Federazione Russa ha ritenuto di ricordare la data con un comunicato dai toni piuttosto duri. “La spesa della Nato per la difesa”, dice, “nel 2020 ha continuato ad aumentare ed è cresciuta del 7,4%. Una politica che produce solo una corsa globale al riarmo”.