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Fulvio Scaglione

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"Lettera da Mosca" vuole essere uno spazio aperto a tutti coloro, giornalisti, esperti, studiosi o conoscitori della Russia, che sono stanchi della russofobia imperante come della russofilia ingenua e grossolana che si trova in Rete. Graditissimi i pareri diversi purché argomentati e fondati. Coordina il sito Fulvio Scaglione.

KIRGHIZISTAN, L’AMICO DELLA RUSSIA IN ASIA CENTRALE

di Giuseppe Gagliano – Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha accolto il suo omologo kirghiso Jeenbek Kulubayev a Mosca per discutere l’agenda della presidenza del Kirghizistan dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO). Questo incontro non è soltanto un’occasione formale, ma rappresenta un momento cruciale per rafforzare la cooperazione bilaterale e definire il ruolo geopolitico dell’organizzazione in un contesto regionale e internazionale sempre più complesso.

LA BRIGATA UCRAINA DEI DISERTORI COSTATA 950 MILIONI A MACRON

Il Kyiv Post ha dato la notizia che l’ex comandante della 155a Brigata, nota per essere stata addestrata ed equipaggiata interamente dalla Francia, è stato arrestato dall’Ufficio investigativo statale ucraino (DBR) con l’accusa di incompetenza e negligenza, soprattutto a causa del fatto che centinaia di uomini della sua Brigata sono riusciti a disertare. L’arrestato è il colonnello Dmytro Ryumshyn, fermato appena arrivato nel suo ufficio.

DNIPRO, ANCHE LA MALAVITA COMBATTE I RUSSI

di Giuseppe Gagliano – Nelle vie di Dnipro, città industriale dell’Ucraina meridionale, un annuncio insolito è comparso sui muri: si cercano candidati di lingua russa per lavorare in un call center. Nulla di strano, si potrebbe pensare, in un Paese che ha fatto della resilienza il suo mantra. Ma dietro a quelle poche righe si cela una realtà inquietante, una nuova frontiera del crimine organizzato ucraino: i call center della truffa informatica.

ZELENSKY VEDE LA REALTA’, NATO E UE LA NEGANO

di Giuseppe Gagliano – La narrativa ufficiale costruita da NATO e Unione Europea attorno al conflitto in Ucraina si scontra, oggi, con una realtà che nemmeno i suoi stessi protagonisti sembrano più poter ignorare. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante una videoconferenza con i lettori di Le Parisien, ha affermato che, “de facto, i territori del Donbass e della Crimea sono oggi controllati dai russi. Non abbiamo la forza di riconquistarli. Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica”. Questa dichiarazione, lontana dalla retorica bellicista del passato, segna un importante cambiamento: una presa d’atto che mina anni di propaganda occidentale.

TOKAYEV, L’UOMO CHE SA DIRE NO A PUTIN

di Giuseppe Gagliano – Durante l’ultima riunione dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), Vladimir Putin ha usato toni minacciosi e ostentato forza. Il presidente russo ha annunciato l’avvio della produzione di massa del missile balistico intercontinentale Oreshnik, un’arma che ha già seminato preoccupazione in Europa. Ma mentre il Cremlino continua a stringere i pugni, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev si distingue come una voce discordante all’interno dell’alleanza post-sovietica.

CAPIRE PUTIN, IL SOLITO PROBLEMA DELL’OCCIDENTE

di Giuseppe Gagliano – Nel 2022, molti analisti occidentali hanno sottovalutato gli avvertimenti di Vladimir Putin, non ritenendo plausibile un’invasione dell’Ucraina. Tale valutazione si basava su un ragionamento “occidentale”, dove la politica, l’economia e la logica militare avrebbero suggerito che una simile azione fosse controproducente. Tuttavia, l’errore di prospettiva è stato evidente: per Putin, l’economia e il consenso elettorale non erano prioritari rispetto agli obiettivi geopolitici. Ignorando i costi economici previsti, il presidente russo ha deciso di lanciare quella che ha definito un’”operazione speciale”.

ORESHNIK E I SUOI FRATELLI, STRATEGIA DEL SUPERMISSILE

di Giuseppe Gagliano – L’uso dichiarato da parte della Russia di un nuovo tipo di missile balistico, l’Oreshnik, associato a caratteristiche nucleari o capacità avanzate come testate multiple MIRVed, rappresenta una svolta significativa nel conflitto ucraino e nelle dinamiche di sicurezza internazionale. Se confermato, l’impiego di un missile balistico intercontinentale (ICBM) sarebbe una mossa altamente provocatoria, poiché gli ICBM sono progettati principalmente per la deterrenza nucleare strategica. Tuttavia, anche l’uso di un missile balistico a raggio intermedio con capacità MIRVed invierebbe un messaggio chiaro e incisivo alla NATO e agli Stati Uniti. Questa azione sottolinea la volontà di Mosca di ricorrere a ogni mezzo necessario per proteggere i propri interessi, soprattutto in risposta agli attacchi ucraini effettuati con armamenti occidentali, e segnala una ridefinizione delle soglie di escalation. Putin sembra abbassare il livello di tolleranza per l’impiego di armi strategiche come risposta ad azioni convenzionali contro il territorio russo.

PUTIN: QUEI MISSILI LI LANCERA’ LA NATO

È arrivata la notizia che Francia, Gran Bretagna e, ancor più importante, gli Usa tuttora presieduti da Joe Biden, hanno ritirato le limitazioni sull’uso dei missili a lunga gittata finora imposte all’Ucraina. Le forze armate di Kiev, quindi, potranno colpire “in profondità” il territorio russo. L’ipotesi era sul tavolo da diversi mesi e può quindi essere interessante recuperare la dichiarazione che Vladimr Putin, discutendo appunto la possibilità che gli ucraini ottenessero tale possibilità, aveva rilasciato il 12 settembre 2024.

L’UNGHERIA SALUTA L’UCRAINA, IL GAS ARRIVA DALLA TURCHIA

L’Ungheria, per i rifornimenti di gas russo, non dipende più dal transito attraverso il territorio dell’Ucraina, perché ora riceve tutti i volumi attraverso il gasdotto Turkish Stream. Lo ha confermato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó: “Per l’Ungheria, non importa se il gas russo passerà attraverso l’Ucraina o meno, perché diversi anni fa, insieme a Turchia, Bulgaria e Serbia abbiamo costruito il gasdotto Turkish Stream, e ora le forniture di gas naturale all’Ungheria vengono effettuate attraverso questo gasdotto”. Secondo Szijjártó, quest’anno l’Ungheria ha importato attraverso questa via dalla Russia 6,2 miliardi di metri cubi di gas naturale e il Paese continua a riceverne circa 20 milioni di metri cubi ogni giorno. Per l’intero 2023 tale volume è ammontato a 5,6 miliardi di metri cubi.