di Pietro Pinter L’invasione russa dell’Ucraina, dopo i primi giorni marcati da conquiste territoriali piuttosto veloci, è ora decisamente rallentata e sembra essere entrata in una fase diversa: città assediate e “stritolate” lentamente, colloqui di pace in Bielorussia, tentativi di mediazione israeliani e turchi, accordi di cessate-il-fuoco effimeri dalla durata di poche ore. Nel frattempo, le sanzioni economiche comminate da USA, UE, Giappone e da quasi tutti i Paesi europei, il crollo del rublo e le perdite russe che possiamo stimare, senza la pretesa di essere eccessivamente precisi, nell’ordine delle 1500-4500, ci portano a interrogarci su quanto stia “tenendo” il fronte interno russo. Su quanto la popolazione stia supportando la guerra di Putin e su come quest’ultimo e il suo entourage si stiano muovendo per assicurarsi questo supporto.
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Protesta pro-Navalny, due lezioni da studiare
di Fulvio Scaglione Circola una statistica, nei media russi, secondo cui il 42% di tutti coloro che ieri sono scesi in strada nella protesta a favore di Aleksej Navalny partecipavano per la prima volta a una manifestazione di protesta. Vero o no che sia, nessuno può sottostimare o, peggio, ignorare la lezione di quanto è successo ieri in 111 città della Russia.
RUSSI, IL POPOLO DEI SOCIAL
Negli ultimi due decenni, vari sondaggi hanno segnalato il crescente numero di russi che utilizzano Internet per notizie o intrattenimento. Ma ora una nuova ricerca fornisce la misura di un uso sempre più attivo di questo mezzo di comunicazione. Si scopre infatti che quasi la metà di tutti i russi ha pubblicato qualcosa sui social network. Lo studio, preparato da Brand Analytics e presentato in una recente conferenza a San Pietroburgo da uno dei suoi autori, Vasily Cherny, riporta che il numero di russi che riferiscono di aver effettivamente pubblicato qualcosa sui social network è passato dai 27 milioni del 2019 ai 64 di quest’anno, per lo più su Instagram, Vkontakte, YouTube e TikTok.