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Posts tagged as “proteste”

LA BIELORUSSIA ABBANDONATA DA TUTTI

di Fulvio Scaglione
Per la sesta domenica consecutiva le strade di Minsk, capitale della Bielorussia, hanno assistito alle manifestazioni pacifiche degli oppositori e all’intervento, spesso brutale, delle forze di sicurezza che il presidente Lukashenko lancia contro i cortei che inalberano la bandiera bianco-rosso-bianca. Le letture che in Occidente si danno di questa crisi sono quasi sempre inutilmente arzigogolate. E lo sono sia quelle di chi segue le proteste con simpatia sia quelle di chi, invece, le osteggia. Non è vero che la crisi della Bielorussia ricorda quella della Polonia degli anni Ottanta o quella dell’Ucraina dell’Euromaidan del 2014. Per una ragione molto semplice: non c’è, nelle proteste di Minsk, quel marcato tono anti-sovietico o anti-russo che ha caratterizzato gli eventi di Danzica e di Kiev.

QUEL CHE LUKASHENKO CI DICE DI PUTIN

di Marco Bordoni

Non sarebbe giusto giudicare Lukashenko per quel che appare oggi: un guitto, un cavallo spompato, un dinosauro, senza riconoscere i suoi meriti di ieri, facilmente reperibili a un clik di distanza, sul sito della Banca Mondiale:  tasso di povertà crollato dal 41% del 2000 al 5% di oggi, aspettativa di vita passata da 68 a 74 anni, reddito pro capite passato da 1.000 a 14.000 dollari l’anno, indice Gini (quello che misura l’ ineguaglianza sociale) fra i più bassi d’ Europa. Il tutto guidando non una superpotenza che galleggia su di un mare di petrolio e di gas (capaci tutti, vero Vova?), ma un’ anfora di coccio che può sostenere una bilancia commerciale da incubo con il poco che ha: trattori e chimica lasciate in eredità dall’ Urss e una montagna di patate.

RUSSIA E UCRAINA, LA CRISI PARALLELE (1)

Gli utenti del World Factbook della Cia, rispettabilissima fonte di dati e statistiche, hanno di certo notato che i servizi segreti americani definiscono la Russia “Asia Centrale” mentre l’Ucraina senza esitazioni viene chiamata “Europa”. Un piccolo assurdo geografico che cancella la Russia europea fino agli Urali, ovvero il 40% del territorio della Federazione dove peraltro vive il 60% dei 142 milioni di cittadini russi. Ma soprattutto un’agnizione e un ripudio, un giudizio politico per ammettere ed escludere. È buffo. E se non fosse il minuscolo ma inconfondibile segno di un dramma politico e culturale farebbe persino tenerezza, questo improvviso rigurgito di guerra fredda.