di Marco Bordoni – In principio lo slogan era: si alla vaccinazione, no all’obbligo. Ovvero (parola del Capo): abbiamo un vaccino ottimo (anzi, tre!), la gente dovrebbe usarlo (come ho fatto io!), anzi è molto importante che lo faccia, ma l’obbligo no, grazie. Il 22 marzo (ipse dixit): “La vaccinazione è, ovviamente, una scelta volontaria di ciascuno, una decisione personale”. Il 26 maggio: “Vorrei ribadire la mia posizione. A mio parere, è impossibile introdurre la vaccinazione obbligatoria. I cittadini devono comprendere da soli questa necessità, rendersi conto da soli che se non si vaccinano possono affrontare un pericolo grave e persino fatale.”. Com’è andata, in Russia, l’idea di lasciare la decisione alla gente? Se stiamo ai dati, molto male. I sondaggi mostrano che i russi disposti a vaccinarsi sono stati la maggioranza solo nel breve periodo febbraio – giugno 2020. Poi (quando il vaccino è arrivato veramente!), sono precipitati a poco più di un quarto del totale. Del resto, che bisogno c’era, visto che la gran parte dichiarava di condurre una vita assolutamente normale o di aspettarsi la normalità entro brevissimo? A fine marzo Putin si lanciava in previsioni ottimistiche (entro l’estate 70% della popolazione vaccinata e fine dell’epidemia) basate su stime elaborate dal produttore di Sputnik all’inizio della campagna vaccinale e confermate, in seguito, dal Governo.
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I combattimenti della Grande Guerra Patriottica, destinati a durare 1.418 giorni, cominciarono il 22 giugno alle 4 del mattino. L’URSS era stata attaccata da un esercito tedesco ben addestrato ed enorme: 190 divisioni, più di 4 mila carri armati, 47 mila cannoni e mortai, 4.500 aerei, 200 navi, più di 5 milioni di uomini. Il primo colpo all’alba fu sferrato dagli aerei tedeschi. Centinaia di bombardieri tedeschi invasero lo spazio aereo sovietico. Furono colpiti per primi gli aeroporti, le concentrazioni di truppe nei distretti di confine, i nodi ferroviari, le linee di comunicazione e gli impianti industriali, nonché le grandi città. Il primissimo giorno dei combattimenti, i nazisti distrussero 1.200 aerei sovietici, oltre 800 dei quali negli aeroporti. Ecco le altre cifre.
di Fulvio Scaglione Avvertenza: qui si parla male di noi e anche della Russia. Comunque… Il notizione di fine anno è stato questo: la Russia ha mentito, ha truccato i dati sui morti da Covid. Rosstat, l’istituto federale di statistica, ha reso noto che le vittime del virus sarebbero 186 mila, contro le 56 mila di cui si parlava fino a pochi giorni fa. Il triplo, insomma. Dando poi retta ai calcoli di Aleksej Raksha, demografo di Rosstat invitato a dimettersi nell’estate scorsa, i morti da Covid sarebbero addirittura 240 mila. Lui dice che nel 2020 ci sono stati in Russia 300 mila morti più che nel 2019 e che (non si sa bene in base a quale ragionamento) l’80% di questi morti in più sono dovuti al virus. Raksha aggiunge che la truffa statistica sarebbe stata organizzata per favorire la propaganda putiniana per il referendum costituzionale, in un primo tempo previsto per il 22 aprile e poi, proprio a causa del Covid, spostato al 25 giugno.