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Posts tagged as “mobilitazione”

A VOLTE RITORNANO… IN RUSSIA

Nel settembre del 2022, l’epoca della mobilitazione riportò nelle file dell’esercito russo almeno 300 mila persone. Molto più numerosi furono coloro che, per dissenso politico oppure per non rischiare di andare al fronte, decisero di lasciare la Russia. e si trattava quasi sempre di un segmento giovane e professionalmente preparato della popolazione.Le valutazione sono state molte e diverse. Il Financial Times, per esempio, cita i dati raccolti dal sito di opposizione Re:Russia che, analizzando Paese per Paese i visti e i transiti, calcolò che gli emigrati erano da 820 a 920 mila. Altri, come Forbes, hanno avanzato la cifra di 700 mila. Il canale The Bell, sempre molto critico nei confronti delle politiche putiniane, ha parlato di 500 mila persone nel 2022. Altre fonti hanno spaziato da 500 mila a 1,1 milione di emigrati. Ora, però, è proprio il Financial Times a lanciare un altro “allarme”: circa il 15% di coloro che erano partiti, cioè circa 120mila persone, sono rientrati. Insomma: a volte ritornano. Anche nella Russia di Putin.

“UOMINI E MUNIZIONI, I PROBLEMI DI KIEV”

Per quanto se ne parli e se ne scriva quasi ogni giorno, non è facilissimo sintetizzare in una sola cifra l’aiuto militare di Usa ed Europa all’Ucraina. Il Kiel Institute for the World Economy, che ne tiene traccia, ci dice che gli Usa, fino al 15 gennaio scorso, hanno offerto 73,1 miliardi di dollari di aiuti, e l’Unione Europea 54,9. Bisogna però distinguere ciò che è (o va in) armi, e non è aiuto finanziario o umanitario. Nel mese di dicembre 2022, per esempio, dei 40 miliardi di aiuti complessivamente stanziati, 23 erano per armamenti. Nei dodici mesi del 2022, solo in febbraio, maggio e novembre la somma degli aiuti finanziari e umanitari è stata superiore, per importo, agli aiuti militari. Mirko Mussetti, grande esperto di questioni dell’Europa dell’Est e attento osservatore delle questioni militari legate alla guerra in corso, ci aiuta a decrittare le sfumature strategiche e politiche del problema. E ci parla della “questione uomini”.

RUSSIA, LE FORME DELLA GUERRA

di Pietro Pinter     “WOLLT IHR DEN TOTALEN KRIEG?”. Queste parole furono pronunciate dal ministro della  Propaganda del Reich, Joseph Goebbels, nel celeberrimo discorso dello Sportpalast. Siamo nel 1943, e ormai da un anno le sorti della seconda guerra mondiale stanno volgendo a  sfavore delle potenze dell’Asse. I sovietici hanno contrattaccato a Stalingrado, mettendo fine  all’offensiva tedesca che sembrava inarrestabile. Nel pacifico, gli USA si sono ripresi dalle batoste iniziali sconfiggendo la flotta imperiale giapponese alle Midway, per poi riconquistare  faticosamente Guadalcanal. In Nord Africa, con l’Operazione Torch, viene preso il controllo dei  possedimenti africani della Francia di Vichy. Ci si prepara allo sbarco nel continente che avverrà di  lì a pochi mesi. Per la prima volta, con quel discorso, i vertici del Terzo Reich ammettono davanti al popolo tedesco la realtà delle cose, e lo fanno per chiedere un cambio di passo, un maggiore impegno da parte dei tedeschi nel sostenere la causa bellica. Chiedono loro la guerra totale (e la avranno).