di Pietro Pinter Decifrare il comportamento di Pechino durante la guerra in Ucraina è complicato ma fondamentale, alla luce della visita di Xi Jinping a Mosca, a cui seguirà un colloquio con il presidente ucraino Zelensky. Tra improbabili “rivelazioni” dei media che vedrebbero la Cina abbandonare la Russia un giorno sì e un giorno no, e valutazioni esagerate del sostegno che Pechino sarebbe disposta ad apportare allo sforzo bellico russo, è importante capire quali sono i reali obiettivi cinesi nella guerra in corso, quali gli strumenti usati finora e quali quelli che potrebbero essere usati in futuro. Qualche settimana fa Wang Yi, il plenipotenziario del politburo cinese per gli Affari Esteri, ha compiuto un viaggio in Europa con tappe in tutti i Paesi UE tradizionalmente (anche se alcuni non attualmente) vicini a posizioni di mediazione tra Russia e Ucraina (Ungheria, Italia, Francia, Germania) e conclusosi con la partecipazione alla Conferenza di Sicurezza di Monaco (dove i contatti con ucraini e membri del “campo oltranzista” della NATO sono stati sicuramente numerosi) e con una visita in pompa magna a Mosca. Dopo di che Xi Jinping ha rilasciato la sua tanto attesa “posizione” sulla guerra in Ucraina.
Posts tagged as “arabia saudita”
di Giuseppe Gagliano L’offerta della Siria di ripristinare le relazioni diplomatiche con i Paesi vicini ha subito un duro colpo a fine gennaio, quando la sua riammissione alla Lega Araba è stata nuovamente rinviata dal segretario generale dell’organizzazione Ahmed Aboul Gheit. Sia il Qatar sia l’Arabia Saudita sono contrari al fatto che la Siria sia autorizzata a tornare, nonostante Alexander Lavrentiev, inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin per la Siria, abbia visitato Riyadh il 20 gennaio per difendere la causa del presidente siriano Bashar Al Assad.
di Pietro Pinter Mentre continua ad infuriare la guerra in Ucraina, una regione in costante ebollizione, il Vicino Oriente, riceve grandi attenzioni da Mosca, che sta cercando sia di “mettere al sicuro” le sue posizioni sia di ridurre l’influenza angloamericana in una zona del mondo cruciale per i suoi interessi. Il primo e più importante quadrante in cui Mosca opera è quello siriano. In Siria, da anni la Russia sta cercando di facilitare la normalizzazione dei rapporti tra Damasco e i suoi vicini regionali, ponendosi come protettrice dell’integrità territoriale del Pese ma anche come forza bilanciatrice tra i tre attori regionali che hanno forti interessi in Siria e strumenti per tutelarli: Iran, Turchia e Israele. Il primo un vero alleato, gli altri invece partner necessari per garantire un minimo livello di stabilità alla Siria e all’interesse russo fondamentale: un accesso sicuro al Mediterraneo Orientale tramite la base navale di Tartus, acquisita subito dopo l’intervento nella guerra civile del 2011.
Agisce un «fattore islam» nella guerra tra Russia e Ucraina? La risposta è sì. Perché la Russia è un Paese multietnico e multiconfessionale, e lo è dai tempi in cui Ivan il Terribile allargò i confini della Moscovia sottomettendo i khanati tatari di fede islamica. Perché l’islam, dal punto di vista della cultura religiosa, è la seconda componente più diffusa nel Paese dopo l’ortodossia cristiana. Perché l’islam, nel bene e nel male, è sempre stato un fattore importante sul versante Sud della Federazione, sia all’interno (i popoli che abitano da secoli il Caucaso) sia all’esterno (il confronto, anch’esso vecchio di secoli, con la presenza turca o turcofona). E bisogna rispondere di nuovo sì perché la proiezione verso i Paesi islamici, in particolare quelli del Medio Oriente, è stata una caratteristica costante dei lunghi anni di potere di Vladimir Putin. Il suo predecessore, Boris Eltsin, non ne aveva mai visitato uno. Putin, in pratica, li ha visitati tutti. E ha impegnato il proprio Paese nella guerra tuttora in corso in Siria.
I musulmani russi stanno intensificando il dialogo con il Vaticano. All’inizio di marzo si è tenuta a Mosca la presentazione della traduzione russa dell’enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti, pubblicata il 3 ottobre 2020. È curioso che questa ampia enciclica sia stata prontamente tradotta e pubblicata non da una casa editrice cristiana, ma dalla casa editrice islamica Medina insieme con il team scientifico dell’International Muslim Forum (MIF) sotto gli auspici della Direzione Spirituale dei Musulmani della Russia (SAM).