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Posts tagged as “aliev”

NAGORNO KARABAKH, LA CRISI NON E’ FINITA

da La Razon – sulla crisi nel Nagorno Karabakh -Intervista con il professor Ivan Katchanovki, docente di Studi politici presso l’Università di Ottawa (Canada).

  • Che cosa ha scatenato l’escalation di ieri nel Nagorno Karabakh?
    “L’Azerbaigian ha dichiarato di aver lanciato la sua offensiva militare per disarmare e costringere a ritirare le forze armene da questa regione separatista popolata prevalentemente da armeni. Ma questa è stata l’ultima escalation di un conflitto armato di lunga durata nel Nagorno Karabakh. Questa regione separatista dell’Azerbaigian è diventata di fatto indipendente in seguito alla sconfitta dell’Azerbaigian nella prima guerra del Nagorno Karabakh nel 1994 da parte delle forze armene e separatiste del Karabakh. Ma l’Azerbaigian ha cambiato le sorti del conflitto in una nuova guerra nel 2020, dopo aver utilizzato i proventi del petrolio e del gas naturale per acquisire armi e riarmare le proprie forze. Poiché ora ha un vantaggio militare, l’Azerbaigian ha deciso di rompere il cessate il fuoco negoziato dalla Russia e di usare la sua forza per prendere il controllo di questa regione separatista”.

SOCAR, LA CASSAFORTE SVIZZERA DEGLI ALIEV

È una delle compagnie petrolifere più visibili e affermate in Svizzera. In 200 distributori decorati con il logo che esibisce i colori della bandiera azera, Socar vende benzina, cioccolatini e croissant. Dalla sua filiale di Ginevra, la compagnia di Stato dell’Azerbaigian commercia la maggior parte del greggio azero sui mercati mondiali. Attività pacifiche, se non fosse che per mesi Socar è rimasta in stato di guerra.

ALIYEV CANTA VITTORIA, A PUTIN VA BENE COSI’

Nella nottata di ieri Putin, il presidente azero Aliyev e il premier armeno Pashinyan hanno firmato un accordo che, per la prima volta dall’inizio del conflitto nel Caucaso, ha (salvo imprevisti) serie possibilità di funzionare. La guerra ha piegato da subito a favore degli azeri, che, forti del sostegno turco, hanno rosicchiato, settimana dopo settimana, le regioni del loro territorio a ridosso del confine iraniano occupate dagli armeni negli anni Novanta  per poi entrare, negli ultimi giorni, nel Nagorno Kharabakh vero e proprio, arrivando domenica scorsa  a conquistare (o liberare, secondo il loro punto di vista) la città di Shusha, seconda per importanza della regione e ultimo bastione prima della capitale Stepanakert.

IL GRANDE GIOCO SUL PICCOLO KARABAKH

di Marco Bordoni

Vista dall’Italia, la guerra armeno-azera sembra un affare abbastanza semplice. C’è il perfido sultano, nostalgico della gloria che fu, che stende i suoi tentacoli da Tripoli al Golfo Persico. Ci sono le orde infedeli che assaltano la ridotta cristiana fino a sommergerla. Il corollario è chiaro:  come può Putin, paladino cristiano della terza Roma, assistere impassibile? Come può tollerare l’ insolenza del Turco?

DALL’ARMENIA ALLA BIELORUSSIA, LA FINE DELL’URSS NON FINISCE MAI

di Fulvio Scaglione

La guerra tra Azerbaigian e Armenia per il controllo del Nagorno Karabakh gode di poca attenzione dalle nostre parti. Ed è un errore, perché dietro questo conflitto si nascondono temi che stiamo rimuovendo e che, al contrario, dovremmo affrontare. Chi volesse andare alle origini del conflitto dovrebbe risalire almeno al 1921, quando per volere del già potente Stalin la provincia, allora popolata al 98% da armeni, venne assegnata alla giurisdizione della Repubblica dell’Azerbaigian. Uno dei tanti assurdi compiuti in nome del “divide et impera” così caro al futuro dittatore.