Bisogna sempre stare molto attenti a ciò che si desidera, perché a volte i desideri si avverano. Così ieri, per qualche ora, l’Occidente ha provato il brivido di ciò che da anni evoca e auspica: un tentativo di eliminare Vladimir Putin o, almeno, di condizionare e riorientare il suo potere. Così anche Evgenyj Prigozhin, per lungo tempo descritto come un satana mercenario e sanguinoso al servizio del Cremlino (perché ora c’è il Prigozhin leader di soldati ma prima c’era il Prigozhin leader degli hacker), ha goduto di un quarto d’ora di celebrità e di stima dalle nostre parti. Il suo abbozzo di marcia su Mosca ha brevemente destato un certo tifo e qualcuno ha pure cercato di vendere il dietrofront finale come un atto di saggezza quando, palesemente, si è trattato di una resa: in nessun modo l’avrebbero lasciato arrivare alla capitale, e i suoi mezzi allineati in autostrada sarebbero stati un facile bersaglio per i caccia.
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Vi stupite per ciò che succede negli Usa? Milan Svolik e Matthew Graham, docenti di Scienze Politiche presso l’Università di Yale, hanno condotto una ricerca sull’elettorato americano da cui escono molti dettagli poco piacevoli. Nell’articolo, Democracy in America? Partigianeria, polarizzazione e forza del sostegno alla democrazia negli Stati Uniti, Svolik e Graham dimostrano infatti che non c’è un’influenza decisiva della cultura democratica sugli elettori negli Stati Uniti. In altre parole, gli americani sono pronti a votare per i politici autoritari se questi vanno incontro alle loro preferenze ideologiche o promettono di soddisfare le loro esigenze concrete. Solo una piccola parte degli americani darebbe in ogni caso la priorità ai principi della democrazia. Ma si tratta di un gruppo in via di riduzione a causa della polarizzazione dello spettro partitico e della radicalizzazione delle posizioni politiche.