di Marco Bordoni
Non sarebbe giusto giudicare Lukashenko per quel che appare oggi: un guitto, un cavallo spompato, un dinosauro, senza riconoscere i suoi meriti di ieri, facilmente reperibili a un clik di distanza, sul sito della Banca Mondiale: tasso di povertà crollato dal 41% del 2000 al 5% di oggi, aspettativa di vita passata da 68 a 74 anni, reddito pro capite passato da 1.000 a 14.000 dollari l’anno, indice Gini (quello che misura l’ ineguaglianza sociale) fra i più bassi d’ Europa. Il tutto guidando non una superpotenza che galleggia su di un mare di petrolio e di gas (capaci tutti, vero Vova?), ma un’ anfora di coccio che può sostenere una bilancia commerciale da incubo con il poco che ha: trattori e chimica lasciate in eredità dall’ Urss e una montagna di patate.