Putiniani. In questa grottesca categoria sono stati infilati a forza tutti coloro che, a torto o a ragione, hanno osato sollevare qualche dubbio su una narrazione che più o meno suona così: tutto ciò che noi (Usa, Ue, Nato ecc. ecc.) abbiamo fatto prima della guerra era giusto e legittimo (parliamone); la colpa della guerra cominciata il 24 febbraio è tutta della Russia (ovvio); tutto ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo dopo il 24 febbraio è perfetto (dubitabile) e soprattutto inevitabile. Questa narrazione è ferrea, non ammette defezioni. E infatti nella categoria dei “putiniani” sono stati infilati a forza anche tutti coloro che pensano che la prima preoccupazione della grande politica, soprattutto in Europa, dovrebbe essere di far cessare le ostilità, di fermare la strage. Il che, tra l’altro, sarebbe nell’interesse primario dell’aggredito, più che in quello dell’aggressore.
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LISTE DI PUTINIANI E VERI PROBLEMI
Chiedo scusa a tutti quelli coinvolti ma le varie e ormai famose “liste dei putiniani”, al netto delle miserie giornalistiche, sono una vera fregnaccia. Ci sono, per quanto riguarda l’informazione e la propaganda, problemi ben più seri di cui occuparsi. Faccio una premessa personale: ho scritto spesso, fino alla vigilia dell’invasione russa in Ucraina, che non ci sarebbe stata alcuna guerra. Era l’epoca in cui moltissimi, me appunto incluso, pensavano (io ancora lo penso) che una guerra sarebbe stata (anche) contro gli interessi della Russia e che per questo un leader razionale e cinico come Vladimir Putin non l’avrebbe intrapresa. Lo scrivevo in settimane in cui a dirlo e ripeterlo, oltre a tantissimi ucraini e russi, c’erano anche osservatori più o meno insigni e, per fare solo un paio di nomi, leader politici come Macron (“Non ci sarà alcuna escalation militare”, disse il presidente francese dopo la visita a Mosca) e Volodymyr Zelensky. Previsione sbagliatissima, come si vede.