di Denis Lavinski Nel giugno del 2008, quattro organizzazioni nazionaliste tennero una conferenza all’hotel Kosmos di Mosca. La conferenza era intitolata “Un nuovo nazionalismo politico”. Sul palco era appeso uno striscione con un ragazzo russo biondo dalla pelle chiara contro un cielo blu. Appeso in alto c’era una striscione con lo slogan: “Il futuro ci appartiene!”. Il design era grezzo e rudimentale come il punto che gli organizzatori cercavano di stabilire. Un piccolo assaggio del passato di Alexey Navalny. Molto lontano dal personaggio patinato e con ottime strategie di marketing che vediamo oggi. Nella foto di allora, Navalny è in piedi con le braccia alzate, trionfante, accanto a tre figure dell’estrema destra e del nazionalismo russo. Sono: il presidente del partito Grande Russia, Andrey Savelyev; il presidente del Movimento sociale russo (ROD), Konstantin Krylov; e il leader del Movimento contro l’immigrazione illegale (DPNI), Alexander Potkin alias Belov. Navalny partecipava alla conferenza come principale rappresentante dell’organizzazione NAROD, o Movimento di liberazione nazionale russo (il testo completo del Manifesto di NAROD si può leggere qui).