Adesso scriviamo una di quelle cose che, nella follia informativa generata dall’invasione russa del 24 febbraio, ti fa immediatamente definire “putiniano”. In Ucraina manca solo una firma, quella del presidente Zelens’kij, all’instaurazione della censura totale sui media e sulla libertà di stampa. Siamo a livelli russi, per intenderci, con la differenza che dell’Ucraina e di chi la governa non si può dir nulla di critico. In poche parole: il Parlamento ucraino (dominato, come si sa, dal partito zelenskiano Servo del popolo, che ottenne la maggioranza assoluta dei seggi nelle elezioni anticipate del 2019) ha appena approvato un progetto di legge che consegna al Consiglio Nazionale per la Tv e la Radio, cioè a un organismo statale, un potere assoluto di intervento e di censura su tutti i media. Come scrive Open Democracy (ripetiamolo: Open Democracy), una cosa simile non era successa né sotto la presidenza di Leonid Kuchma né sotto quella di Viktor Yanukovich, due che coi giornalisti avevano rapporti burrascosi. La cosa più divertente è che questa legge era già stata discussa nel 2020, suscitando opposizioni tali da essere rimandata in Parlamento per modifiche. Che sono state fatte, ma in peggio. E che ora vengono giustificate con la necessità di adeguare la legislazione alle richieste dell’Unione Europea, in vista della futura adesione dell’Ucraina alla Ue!
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di Fulvio Scaglione Cala su Mosca e su tutta la Russia una notte buia e cattiva che lacera l’animo di tutti coloro che hanno amato e amano questo grande Paese. La Duma ha approvato all’unanimità un provvedimento che porta a 15 anni di prigione la pena per chi diffonde “false informazioni” sulle spedizioni militari. E in modo agghiacciante e sinistro Sholban Kara Ooh, vice presidente della Camera bassa del Parlamento, grande sostenitore del provvedimento, ricorda che “i nostri padri, quando si facevano prendere dal panico al fronte, venivano fucilati sul posto”. Prima di lui, anche l’ex riformista e liberale Dmitrij Medvedev, già primo ministro e Presidente, aveva evocato il ritorno della pena di morte , in Russia eliminata dal 1996.